Roma, 10 marzo 2024 – La giungla umana di Rafah che annaspa nella disperazione senza sapere se arriverà un domani attende l’ultima spallata anti Hamas. Il leader israeliano Benjamin Netanyahu l’annuncia da giorni con tre parole che incutono terrore: non ci fermeremo. Il mondo osserva sgomento. Gli analisti pure.
Generale Maurizio Fioravanti, già capo della Folgore e delle Forze speciali, un annuncio così roboante annulla l’effetto sorpresa?
"L’attacco può avvenire in qualsiasi momento e comunque Hamas se lo aspetta. Ma Bibi Netanyahu fa queste dichiarazioni anche per tenere alta la tensione. Finchè lo stato di crisi perdura, lui, già molto contestato, rimane saldo al potere. Poi esiste probabilmente un altro aspetto più strategico".
Quale?
"In questo modo pensa di mettere pressione anche sul leader di Hamas, Yahya Sinwar, per raggiungere un accordo sugli ostaggi che però sembra ancora difficile e pieno di incognite".
Che tattica militare dovranno usare gli israeliani per espugnare Rafah?
"Non certo un attacco di massa. Infatti per ora hanno lasciato nell’area una sola brigata. Per un’operazione del genere penso che utilizzeranno una tecnica selettiva, ovvero azioni mirate con nuclei di truppe specializzate come commandos, paracadutisti, guastatori, genieri. Il teatro operativo è pericoloso perché non si combatte contro un esercito regolare ma contro miliziani che si nascondono nei tunnel e negli edifici civili".
A parte gli stivali sul terreno che sistemi d’arma potrebbero impiegare?
"Come hanno già fatto a nord di Gaza combineranno azioni di soldati a terra con missili e attacchi aerei".
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I carrarmati si usano per queste azioni?
"Certo, possono essere utili a supporto delle unità specializzate impegnate a combattere tra le case e le macerie".
I costi umani?
"Con un milione di persone sul posto, disperate e senza più nulla, rischiano di essere molto alti. È inevitabile".
Si parla di evacuazione con 40mila tende già pronte per accogliere la popolazione.
"Un’evacuazione totale in quelle condizioni è molto difficile, ci saranno comunque movimenti di massa complicati da gestire".
Si può dire che Israele ha quasi vinto?
"Se consideriamo l’aspetto degli ostaggi no. Se ci riferiamo alle operazioni militari, pur con un sacrificio di migliaia di civili, un risultato è stato ottenuto perché buona parte dei battaglioni di Hamas è già stata neutralizzata. Ma c’è un rischio latente e futuro che deriva da troppi morti fra i civili".
Di che tipo?
"Molti giovani potrebbero radicalizzarsi e per reazione entrare nelle fila di guerriglieri e terroristi".
Gli Stati Uniti hanno dato lo stop sull’attacco a Rafah minacciando di bloccare gli aiuti militari.
"Per Israele sarebbe un problema perchè il supporto di sistemi d’arma e di tecnologia americano è necessario".
Quanto può durare ancora il conflitto?
"Siamo sostanzialmente ad una terza fase avanzata. Ma ci vorrà ancora tempo".
L’Iran potrebbe attaccare Israele dopo che Tel Aviv ha bombardato la sua ambasciata in Siria?
"Non credo che aprirà direttamente le ostilità, ma utilizzerà milizie collaterali, come in parte sta già facendo. È anche il pare di molti analisti".
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