
La rabbia stradale è studiata dagli psicologi del traffico: nessuno è immune, nemmeno le persone più miti
Milano, 16 febbraio 2025 – Ma che cos’è la rabbia stradale, quella che gli americani chiamano road rage? “Diciamo così: non conta solo l’errore che l’altro può aver commesso in quel preciso momento, durante la circolazione. Ma si scaricano i sentimenti negativi che si hanno dentro. Per questo coinvolge anche i più miti, nessuno è immune dall’accumulare stress. In auto è più semplice per due motivi sostanziali: sei protetto e hai sempre la possibilità di pensare che puoi scappare. Da qui i tipici gestacci che tutti conosciamo e gli insulti”.

Paolo Perego, psicologo del traffico, titolo da istruttore di guida, consulente del Mit per il Pnss, il Piano nazionale di sicurezza stradale 2025-2030, è drastico. Cita ’Il sorpasso’ di Dino Risi per dire che il problema non è dei nostri tempi. Partiamo dalla base: che cos’è e cosa fa lo psicologo del traffico? “Studia come le persone interagiscono nella mobilità. Che può essere stradale, ferroviaria, dell’aviazione”. Quali sono le variabili più importanti nella psicologia al volante? “Come faccio a spostarmi da A a B nel minor tempo possibile, spendendo il meno possibile ma anche sentendomi il più sicuro possibile”.

Eppure dalle statistiche non sembra che la sicurezza sia al primo posto nei pensieri di chi sta al volante. “Questo è un altro grave problema. Perché la percezione della sicurezza è assolutamente soggettiva. Ci sono modelli generali di percezione del rischio, in realtà stiamo sempre trattando di qualcosa che nasce dal nostro rapporto con le situazioni vissute in precedenza, dalle emozioni che queste passate esperienze hanno suscitato. Un esempio banale: fare un tornante di montagna a 60 all’ora per qualcuno può essere la cosa più pazza del mondo, per un altro, invece, l’esperienza più divertente. Proprio perché la percezione è assolutamente diversa”. Come possiamo smontare la rabbia al volante? “Difficile, tutto dipende da questo correre, correre quotidiano. Non basta respirare, contare fino a 10 o fare training“. Problema solo italiano? “Dagli studi fatti, anche all’università Sacro Cuore che ha un’unità di ricerca sulla Psicologia del traffico, con la quale collaboro, il problema è mondiale e condiviso, dagli Stati Uniti all’Australia. E approda inesorabilmente alla sociologia”. Quali sono le caratteristiche che ci mettono nei guai? “Nella quotidianità quello che non dobbiamo fare se siamo al volante è mettere insieme tre cose, la guida con la distrazione e la rabbia. Sono i fattori principali che ci portano a non essere concentrati sul compito primario, quello di muoversi”. Ascoltandola, la conclusione sembra inesorabile: dovremmo sempre andare a piedi. “Dobbiamo ricordarci che il codice della strada parla di stato psico-fisico alterato. Può essere anche alterato perché abbiamo dormito male e abbiamo avuto gli incubi, non solo dopo aver bevuto una bottiglia. Altro esempio banale ma che fa capire: lei o lui mi lascia, esco di casa, salgo in auto e vado in giro. Invece, in queste condizioni non dovrei proprio guidare”. Che cosa cerchiamo, quando siamo al volante? “Ci sono diversi fattori, al Sacro Cuore è stato realizzato anche uno studio sulla modalità di scelta. Molti conducenti guidano per avere una bolla di riservatezza, anche nel traffico. Magari fai un’ora di coda in tangenziale ma pensi di poterti fare finalmente i fatti tuoi. E lì butti fuori il peggio”. Il vizio capitale, in conclusione, qual è? “Non tanto la distrazione ma la superficialità, non si comprendono davvero i rischi della strada. Tutti pensano, tanto a me non capita. E questo porta a superare i limiti di velocità o a parcheggiare dove non devo”.