Sabato 27 Luglio 2024
STEFANO BROGIONI
Cronaca

Quelle famiglie distrutte. Lo strazio dei parenti in ospedale. Identificate tutte le 21 vittime

Tra i deceduti ucraini, romeni e tedeschi. Undici dei 15 feriti sono gravi e in terapia intensiva. Per risalire ai nomi la polizia ha cercato anche tra i resti di documenti ed effetti personali tra le lamiere.

Quelle famiglie distrutte. Lo strazio dei parenti in ospedale. Identificate tutte le 21 vittime

Quelle famiglie distrutte. Lo strazio dei parenti in ospedale. Identificate tutte le 21 vittime

Erano coppie in luna di miele, famiglie unite, giovani e giovanissimi. O semplicemente compagni di viaggio, messi dal destino in uno stesso pullman, nello stesso giorno, alla stessa ora. Quel destino che in quell’attimo, ancora tutto da ricostruire, si è preso ventuno vite e si voleva accaparrare pure le loro identità. Ora, però, hanno tutte un nome le vittime della strage di Mestre. Per riconoscerle ufficialmente, se necessario, avrebbero prelevato anche il Dna. Ma in serata tutti i deceduti sono stati identificati grazie anche ai riconoscimenti di parenti arrivati nel frattempo in Italia dopo aver appreso della sciagura, in assenza di notizie dei loro cari.

Nove gli ucraini che hanno perso la vita al viadotto Vempa, quattro i rumeni, tre tedeschi, due portoghesi, un croato e un sudafricano. Tutti accomunati dal fatto di essere in Italia per passare giorni spensierati. La 21esima vittima è l’autista italiano. Alberto Rizzotto, 40 anni, era stato il primo ad essere riconosciuto.

Ora hanno un nome tutte le vittime, anche le più giovani. Le difficoltà di questa operazione, svolta dalla polizia scientifica, erano dovute alla mancanza di documenti delle vittime, considerato che i loro effetti personali sono andati perduti nella carambola maledetta. Tra i nove turisti ucraini ci sono Vasil Lomakyn, 70 anni, Tetiana Beskorainova, 65, e tre trentenni, Liubov Shyshkarova, Iryna Pashenko e Yuliia Niemova.

Tra i deceduti anche Jonathan Grasse, 28 anni, proveniente dalla Germania. Un’altra vittima riconosciuta ha poco più di vent’anni ed aspettava un figlio.

Sono stati i siti croati a raccontare la storia dei loro connazionali Antonela Perkovic e Marko Bakovic, sposini in luna di miele. Lui è nella lista dei 15 feriti – alcuni dei quali in condizioni gravissime – ed è ricoverato all’ospedale di Mirano. Lei, invece, non ce l’ha fatta. E con lei, il bimbo che, secondo il sito Index, portava in grembo da diverse settimane. Una vittima in più, oltre a quelle contate in un bollettino che assomiglia a quello di una guerra.

Delle 15 persone ricoverate negli ospedali, undici si trovano in terapia intensiva. All’ospedale di Mestre sono ricoverate due donne e un maschio ucraino, un tedesco e una donna ancora da identificare, a quello di Dolo un francese. A Treviso uno spagnolo, un’ucraina, un adulto e due minori austriaci. A Padova, una donna spagnola, una donna ucraina e una terza dall’identità ancora ignota. Tra le difficoltà per i superstiti, oltre a quelle sanitarie, si aggiunge anche l’aspetto psicologico: "Chiedono informazioni sui loro cari che erano con loro, nel bus precipitato c’erano famiglie intere", dice il direttore medico dell’ospedale dell’Angelo di Mestre, Chiara Berti, prevedendo un percorso riabilitativo assai arduo, dopo la dura prova a cui sono state sottoposte queste persone.

Intanto, vista anche l’affluenza, è stato messo a disposizione dei parenti, che ieri hanno fatto tappa all’ospedale veneziano, un servizio di assistenza psicologica per cercare di provare ad attraversare il dolore.