"Fateci vedere dove è successo". La prima cosa che hanno chiesto le figlie di Vincenzo Martinelli, autista di 55 anni morto nell’esplosione di lunedì al deposito Eni di Calenzano alle porte di Firenze, è stata questa. Calpestare la stessa terra, oggi bianca per gli schiumogeni sparati dai vigili del fuoco e nera di cenere, dove loro padre ha posato i piedi. E annusare lo stesso cielo, visto da lui prima che quei piedi volassero in aria per sempre. Un cielo sotto il quale, forse, si è accorto che la sua vita stava per finire: la posizione in cui il corpo del 55enne è stato ritrovato, infatti, lascia intendere agli inquirenti che si fosse accorto che qualcosa non andasse e avesse tentato di mettersi in salvo, allontanandosi.
Ad accompagnarle nello stabilimento è stato il governatore della Toscana, Eugenio Giani che, ieri mattina, insieme a una delegazione bipartisan del Consiglio regionale toscano guidata dal presidente Antonio Mazzeo, che si è riunita davanti ai cancelli del sito per commemorare le vittime oltre a Vincenzo: Davide Baronti di 49 anni, Carmelo Corso, di 56 anni, Franco Cirelli di 50 anni, Gerardo Pepe di 45 anni. È qui che i loro familiari, ieri per la prima volta dopo essere arrivata dalla Basilicata, hanno visto il cancellone del deposito varcato per l’ultima volta dai loro cari.
Come Maria Antonietta Pascale, moglie di Gerardo Pepe, il manutentore 45enne che lavorarava per la ‘Sergen’ di Grumento Nova (Potenza): uno degli operai che, da poco più di due settimane, era arrivato in Toscana per la manutenzione straordinaria all’impianto di Calenzano. Con lui c’era il collega Franco Cirelli e Luigi Murno, di 37 anni, rimasto gravemente ustionato e attualmente ricoverato a Pisa.
"Io – commenta la donna – voglio soltanto giustizia e capire come è morto mio marito, non cerco colpevoli anche perché lui amava profondamente il suo lavoro". Poche parole strozzate in gola che si uniscono a quelle dell’anziana madre dell’uomo, anche lei davanti ai cancelloni di Calenzano. "Non posso vedere mio figlio morto: era meglio se fosse toccato a me. Non posso dire altro". Poi una sosta nel punto esatto dove è stato ritrovato il corpo di quello che dovrebbe essere Gerardo. E l’abbraccio con la nuora.
È a loro e a tutti i familiari delle vittime che, dopo il minuto di silenzio, i consiglieri regionali ai quali si è unito il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, hanno prestato il massimo del supporto. Inclusa la disponibilità da parte del presidente della Regione, Eugenio Giani, a farsi carico dei funerali delle cinque vittime. La stessa disponibilità arrivata dal primo cittadino di Calenzano, Giuseppe Carovani. "Siamo a disposizione a supportare le onoranze funebri, se vogliono, a ospitare a Calenzano la cerimonia: la vicinanza alle famiglie delle vittime è sicuramente per noi un elemento prioritario".
"C’è da essere molto vicini a coloro, alle famiglie che hanno vissuto il dramma. Ieri – spiega Giani – è stata angosciante la telefonata di parenti rispetto ai dispersi che oggi sono stati identificati come morti. Alcuni vengono dalla Basilicata, comunque sia le persone colpite sono tutte italiane, quindi sono famiglie che sentono nella rispettiva comunità la vicinanza e il sostegno di tutti noi". È stato proprio il governatore della Toscana, dopo aver varcato per l’ultima volta l’ingresso dello stabilimento a imbattersi in un colpo d’occhio che, oggi, sembra un triste presagio. "È paradossale – commenta – se uno entra dentro la palazzina, vi è un cartello elettronico: un messaggio agli operatori che indica come da 5mila giorni qui non è successo niente che possa anche solo minimamente ipotizzare problemi di sicurezza: è evidente che oggi tutto non può rimanere come prima".