Marina
Terragni
Jenny Klinge, parlamentare norvegese, è stata denunciata per avere detto che "solo le donne possono partorire". Una nuova legge in Norvegia afferma che chi partorisce può percepirsi uomo (identità di genere) e se lo chiami donna è misgendering, crimine d’odio. La formula è: "tutti, donne e uomini, possono partorire". Anche la legge italiana sull’omobitransfobia – ddl Zan approvato alla Camera e in viaggio per il Senato – ha al suo centro l’identità di genere, definita in modo così fumoso e tautologico che potresti commettere reato senza saperlo. Ma la nostra Costituzione non consente che si violi il principio di determinatezza delle fattispecie penali. La legge 16482 tutela la persona transessuale, ma non dice che basta l’auto-percezione (self-id) per essere riconosciuto di un genere diverso dal sesso di nascita. Introducendo l’identità di genere la Zan apre la strada al self-id: uomini ammessi negli spazi delle donne, spogliatoi, reparti di ospedali e carceri, sport femminili, quote lavorative e politiche.
È il principale rilievo che il femminismo (Arcilesbica, Udi, Radfem, Se Non Ora Quando e altre) muove al ddl. Intanto Zan è impegnato in un vorticoso giro di propaganda con cantanti, influencer (Fedez), perfino una sex-columnist di PlayBoy. Ma con le femministe non si confronta. Come in Spagna: femminismo contro la Ley Trans e politica sorda fino all’ultimo. Fra le altre richieste: no alla foglia di fico della misoginia (le donne non sono una minoranza, ma la maggioranza degli umani); e si espliciti che il ddl è coerente con il divieto di utero in affitto. Non è scontato. I blogger “Papà per scelta” – due bambini nati da Gpa – da tempo in grand tour in decine scuole, confermano che chi dice che l’utero in affitto è barbarie o mercato con la legge Zan potrebbe essere perseguito. E chiudono con un magnanimo “imparerete”. Lo ha spiegato lo stesso Zan: "La legge serve a instillare nelle persone un atteggiamento di prudenza".