Martedì 16 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Quanto ci costano i disastri: bruciati 35 miliardi di euro. E ’solo’ per pagare i danni

Studio di Eurostat sulla spesa extra causata dai cambiamenti climatici in Italia dal 2013 Bankitalia denuncia: i mutamenti ambientali faranno crollare del 14% il prodotto mondiale

Roma, 27 luglio 2023 – E io pago, è il motto del contribuente italiano, che per coprire i costi dei danni delle sole alluvioni e dei disastri idrogeologici ha speso 75,9 miliardi dalla fine della seconda guerra mondiale al 2018. Il conto è di 20,3 miliardi dal 2013 al 2019. E di questi ultimi venti miliardi, una quota non indifferente, e in crescita di anno in anno, è ragionevolmente dovuta agli effetti del cambiamento climatico.

Uno studio del 2020 di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, ha stimato che in un decennio la crisi climatica (non limitandosi ai danni da alluvioni e frane) abbia comportato 35,6 miliardi di costi (come dire 3,5 all’anno) e un onere procapite che nel 2020 è stato di 41,4 euro a cittadino (in Francia, 60, in Grecia ben 90).

L'Italia brucia: disastrosa anche la conta dei danni
L'Italia brucia: disastrosa anche la conta dei danni

Il tutto non per fare prevenzione (magari...), ma per pagare ex post, una politica ben poco saggia. E che il governo ora dice di voler cambiare, facendo investimenti sulla prevenzione che mettano in sicurezza il territorio, facendo adattamento ai cambiamenti climatici. Anche perché non si tratta solo di pagare per i danni, sempre crescenti. Il cambiamento in atto avrà infatti potenzialmente un effetto negativo anche sull’economia.

"In uno scenario di cambiamento climatico non mitigato – scrive Bankitalia nello studio ’Gli effetti del cambiamento climatico sull’economia italiana’, del 2022 – alcune simulazioni suggeriscono che gli aumenti di temperatura attesi entro il 2100 possano determinare una perdita di prodotto non trascurabile. L’entità stimata degli effetti è diversa, ma le stime sono univoche nell’indicare riduzioni del prodotto mondiale che variano, a seconda degli scenari climatici considerati, in un range tra il 2% e il 14% alla fine del secolo".

Ma in quali settori? "Per quanto riguarda l’impatto economico su alcuni settori specifici – scrive l’autorevole Centro euromediterraneo per i cambiameti climatici (CMCC) – l’Italia è il Paese europeo con la più alta esposizione economica al rischio alluvionale. In uno scenario di aumento di temperatura pari a 3°C al 2070, i costi diretti in termini di perdita attesa di capitale infrastrutturale si aggirerebbero tra gli 1 e i 2,3 miliardi di euro annui nel periodo 2021-2050, e tra gli 1,5 e i 15,2 miliardi di euro annui nel periodo 2071-2100. Per quanto riguarda l’innalzamento del livello del mare e le inondazioni costiere, nello scenario peggiore si attendono costi fino a 900 milioni di euro al 2050 e possono raggiungere 5,7 miliardi di euro a fine secolo".

“Per il settore agricolo, particolarmente esposto a riduzioni nelle rese a causa di fenomeni siccitosi e di scarsità idrica – prosegue il CMCC – , si attende un decremento di valore dei terreni agricoli in Italia valutabile tra gli 87 e 162 miliardi di euro al 2100. Nell’ambito del settore turistico, anch’esso sensibile ai cambiamenti climatici, si stima una contrazione sulla domanda totale italiana che può sfiorare il 9% con perdite dirette per il settore stimate in 17 e 52 miliardi di euro nei due scenari climatici, il primo con un aumento di temperatura di 2°C, il secondo con un aumento di 4°C". Meglio, molto meglio, agire prima.