Nella Russia dello scampato pericolo, si cerca di tornare alla normalità, con dichiarazioni e apparizioni in video, che a volte suscitano qualche dubbio sulla loro autenticità, ma soprattutto le parole del protagonista degli ultimi quattro giorni: Evgenij Prigozhin, che – secondo fonti della procura generale sentite dai media russi – resta ancora sotto inchiesta per insurrezione armata e, dunque, la sua posizione in riferimento al fallito ammutinamento non è stata archiviata. Anche il presidente russo, Vladimir Putin, ha fatto le sue dichiarazioni sulla tv di Stato, lanciando un ultimatum ai soldati Wagner: "I miliziani possono sottoscrivere un contratto per mettersi agli ordini del ministero della Difesa, tornare alle loro famiglie o riparare in Bielorussia". E ha proseguito: "I neonazisti ucraini volevano proprio questo, che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, soffocasse nel sangue. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la fedeltà al Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione. La rivolta? Sarebbe stata soffocata".
Il proprietario della Wagner, l’esercito privato più grande del mondo di cui, per oltre ventiquattro ore non si sono avute notizie, è stato prima avvistato in un hotel di lusso a Minsk, in Bielorussia. Nel pomeriggio, poi ha tenuto una breve dichiarazione, appena undici minuti, trasmessa dal suo servizio stampa. Prigozhin dice chiaro e tondo di aver avviato la marcia verso Mosca perché la sua compagnia stava per essere liquidata. Secondo la sua versione, la Wagner avrebbe dovuto cessare di esistere dal primo luglio prossimo, a meno che non si firmasse un contratto con il ministero della Difesa, cosa che la maggior parte dei comandanti si è rifiutata di fare. "Siamo andati per manifestare la nostra protesta e non per rovesciare il governo del Paese – ha spiegato Prigozhin –. Lo scopo della campagna era prevenire la distruzione della Wagner e assicurare alla giustizia coloro che, attraverso le loro azioni non professionali, hanno commesso un numero enorme di errori durante l’operazione militare speciale". L’ex cuoco di Putin ha ricordato con forza gli scarsi risultati raggiunti fino a questo momento dalle armate regolari, aggiungendo di sentirsi "dispiaciuto" per i soldati russi dell’aviazione uccisi dalla Wagner mentre cercavano di fermarli durante la marcia verso Mosca. A distanza di qualche ora, dunque, la sua azione andrebbe inquadrata come un tentativo chiamarsi fuori da un conflitto i cui esiti per la Russia appaiono sempre più negativi e non rimetterci economicamente, visto che la Wagner prende comunque importanti sovvenzioni da Mosca, che sarebbero venuti a mancare in caso di inglobamento da parte del ministero della Difesa. La situazione, insomma, sembrerebbe in fase di ricomposizione. O almeno questo è quello che la Russia vuole fare credere.
Nella giornata di ieri hanno parlato un po’ tutti, anche se alcuni interventi sono apparsi di circostanza se non proprio post datati, come il video in cui il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, che potrebbe perdere il posto a breve, visitava le truppe al fronte. Si tratterebbe di immagini precedenti alla marcia di sabato. Anche Putin era comparso in mattinata in un intervento video a un forum giovanile, dove si era limitato a frasi di circostanza sull’importanza della ricerca. Le cose più degne di nota le aveva dette il ministro degli Esteri, Sergeij Lavrov, che taceva da ben cinque giorni e che ha aperto bocca per prendersela con l’Occidente, in particolare con gli Stati Uniti e il presidente francese, Emmanuel Macron. Il capo della diplomazia russa ha affermato che la Wagner continuerà a operare in Africa e che, nonostante il destino della compagnia sia ancora incerto, il quartier generale di San Pietroburgo, continua a funzionare regolarmente. Poi, è venuto il momento dell’affondo. "L’intelligence americana – ha esordito Lavrov – sapeva dell’imminente ribellione da diversi giorni, apparentemente speravano che avesse successo". E su Macron: "Vedeva l’opportunità di infliggere ai russi una sconfitta strategica". Il ministro non ha spiegato, però, come sia stato possibile che migliaia di persone siano arrivate indisturbate a duecento chilometri dalla capitale.
Marta Ottaviani