“Da molto tempo Barbara lavorava per assicurare migliori condizioni di sicurezza a tutti gli operatori dei dipartimenti di salute mentale. Un impegno che affrontava non per finalità personali, ma con l’intenzione di tutelare i propri colleghi. Perché lei non ha mai avuto paura".
Il suo aguzzino deve avere intuito il tenace coraggio della minuta dottoressa, proprio per questo l’ha aggredita alle spalle, di nascosto, come un vigliacco. Colpi di spranga costati la vita alla psichiatra pisana Barbara Capovani, 55 anni, selvaggiamente uccisa venerdì sera sotto le finestre del proprio reparto nell’ospedale Santa Chiara di Pisa. In una cella singola del carcere cittadino, guardato a vista, si trova lo "Sciamano", alias Gianluca Paul Seung, 35enne residente in lucchesia, fermato dalla polizia e sospettato di omicidio premeditato. Mercoledì l’interrogatorio di garanzia. Pisa attraversa ore di immenso dolore così come, con un filo di voce e immensa dignità, Michele Bellandi, manager e compagno della stimata psichiatra, ne rivendica il ‘testamento’ morale.
Tutti i colleghi della dottoressa Capovani sostengono che lei non aveva paura.
"Mai. Temeva, piuttosto, per l’incolumità dei propri colleghi. Lei era coraggiosa, una delle molteplici qualità che aveva".
Si moltiplicano le denunce del personale sanitario che lamenta continue aggressioni. Crede che su questo profilo il Paese debba fare di più?
"Senza alcun dubbio. Barbara si batteva proprio per colmare alcune lacune del sistema. Da tempo era attiva, su più fronti, per chiedere la modifica di leggi che riteneva ormai inadeguate. Un quadro normativo che finisce per creare un vuoto legislativo stretto fra la mancanza di posti in ospedale e apposite strutture sanitarie e l’innalzamento della soglia di impunibilità. Una lacuna che permette a persone socialmente pericolose di continuare a circolare".
La sua famiglia che cosa intende fare?
"Cercheremo di non tradire l’impegno di Barbara e di portare avanti, fino alla fine, la sua battaglia. Solo in questo modo potremo dare un minimo di senso a una vicenda che, altrimenti, non ne avrebbe alcuno".
Nelle scorse ore si sono concluse le procedure necessarie per la donazione degli organi. Un ultimo grande gesto di generosità.
"La nostra famiglia conosceva esattamente le volontà di Barbara e abbiamo voluto tenere fede alle sue disposizioni nel massimo rispetto che nutriamo per le sue scelte".
Il delitto della sua compagna ha sconvolto l’Italia intera.
"Barbara non avrebbe voluto tanto clamore. E neppure noi lo vogliamo. Nella sua vita ha sempre fatto del bene, in silenzio. Ha sempre fuggito le luci della ribalta e anche noi vogliamo tenere fede a questi principi. Non avrebbe voluto apparire".
La vostra famiglia è stata travolta da un immenso affetto. Ieri i colleghi di tutta Italia hanno osservato due minuti di silenzio in memoria della dottoressa.
"Avvertiamo questo calore, in questo momento estremamente drammatico".