Martedì 12 Novembre 2024

Proteste contro Israele nelle università italiane. Gli studenti: “Stop a collaborazioni e accordi con Tel Aviv”

Manifestazioni a Siena, Torino, Milano e Bologna. A fianco degli studenti anche docenti, ricercatori e impiegati. A Roma presidio alla Farnesina: “In attesa di incontro con Tajani”

Bologna, 9 aprile 2024 – Diverse università italiane sono oggi teatro di proteste contro i bandi alla base degli scambi e delle collaborazioni con gli istituti israeliani. In alcuni casi, a fianco degli studenti sono scesi in piazza anche i lavoratori degli atenei. In totale, ben 25 università del Paese hanno aderito allo sciopero con manifestazioni, occupazioni e sit-in.

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Siena

Una ventina di manifestanti hanno fatto irruzione alla riunione del Senato accademico dell’Università di Siena. Nel mirino il bando del Ministero degli affari esteri che sovvenziona progetti di ricerca congiunti tra Italia e Israele. Tra i cori ‘Palestina Libera” e “Free free Palestine”, anche i senatori eletti tra gli studenti hanno presentato una mozione chiedendo “una presa di posizione pubblica a fianco del popolo palestinese per il cessate il fuoco immediato e permanente”. Ma il dito non viene puntato solo contro i bandi che uniscono atenei italiani e israeliani, ma anche quei progetti che vanno a finanziare “le aziende produttrici di armi, quali Leonardo S.p.A, e le loro estensioni di propaganda culturale come MedOr”. Al termine della dimostrazione, i manifestanti sono usciti e i senatori hanno continuato la discussione sulla mozione, che era già all’ordine del giorno.

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Politecnico di Torino

Gli studenti del Politecnico di Torino hanno organizzato questa mattina un sit-in chiedendo la “recisione immediata degli accordi con Israele, Frontex, Leonardo e tutte le aziende belliche” e dei progetti bilaterali attivati con le università israeliane. "Abbiamo deciso di portare anche qui al Politecnico questo boicottaggio soprattutto perché il Politecnico, viste le facoltà, si presta molto più a collaborazioni con aziende che operano nel settore militare”, ha spiegato uno dei manifestanti. 

Politecnico di Milano

Al politecnico milanese diversi docenti, assegnisti e ricercatori si sono uniti alla protesta studentesca, occupando i locali del rettorato. L’obiettivo è quello di ottenere un incontro per discutere del bando del ministero degli esteri che esorta le università italiane a collaborare con quelle israeliane e degli accordi con la filiera bellica. A parlarne con Dire è Samuele Oltolini di Cambiare Rotta, una delle associazioni che hanno organizzato la dimostrazione. Prima dell’occupazione, sempre al PoliMi, si è tenuto un presidio

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Bologna

Gli studenti dell’Università di Bologna sono nuovamente scesi in piazza per un presidio contro “la cooperazione con il governo di Israele” e “il genocidio del popolo palestinese”. Al loro fianco, anche collettivi universitari, lavoratori dell’ateneo e l’Usb. “Per noi è assolutamente inaccettabile che la ricerca nelle nostre università sia asservita al comparto militare industriale, e a un genocidio che Israele sta compiendo in Palestina – ha dichiarato un attivista del collettivo Cambiare Rotta – Siamo di fronte a un governo arrogante che ci sta portando in guerra e, sul fronte interno, sta attuando una stretta repressiva”. Nei giorni scorsi hanno suscitato indignazione gli scontri tra studenti e forze dell’ordine, che hanno ricorso ai manganelli durante la manifestazioni pro-Palestina. 

Roma

Intanto nella Capitale è in corso un presidio davanti alla sede del Ministero degli affari esteri. “Siamo in attesa di un incontro con il ministro Antonio Tajani per dire che non è possibile collaborare con chi oggi sta commettendo un genocidio in diretta”, ha fatto sapere Filippo di Cambiare Rotta. Anche qui, a fianco degli studenti ci sono ricercatori e docenti, come Paola Rivetti, professoressa associata alla Dublin City University: “La lettera che ha raggiunto 2-500 firme chiede la sospensione del bando di cooperazione scientifica con Israele – spiega – Ma vuole aprire anche una questione morale e politica più ampia che riguarda la militarizzazione della ricerca, la commistione dell'industria bellica nella ricerca italiana a fronte di un sistematico e progressivo definanziamento pubblico della ricerca”.

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