CHIUSI DELLA VERNA (Arezzo)
Sono in ritiro da stamani, come una squadra di calcio prima del campionato. A radunarsi è invece una scuola intera che, come si dice in gergo aziendale, fa team building, ossia rinforza lo spirito di gruppo. L’istituto Rita Levi-Montalcini di Lucignano, in provincia di Arezzo, che da oggi si ritrova al santuario della Verna con professori, bidelli e personale amministrativo per due giorni di incontri e riflessioni sulla scuola. L’adesione è stata totale: sono oltre 110 coloro che sono partiti alla volta del luogo sacro dove San Francesco ricevette le stimmate ottocento anni fa. L’idea è di Cristiano Rossi, preside-musicista che fa parte anche di una band rock: per il terzo anno di fila ha organizzato un’iniziativa unica a livello nazionale. Il ritiro si è svolto prima a Rondine Cittadella della Pace, poi alla Pieve di Romena e quest’anno ancora il Casentino con Chiusi della Verna: location isolate, spirituali, fuori dalla quotidianità, "altrimenti non funzionerebbe", dice Rossi. Il tema scelto è "prendersi cura": di sé stessi, degli altri e dell’ambiente.
Rossi, come nasce quest’idea?
"Ci avevo già pensato quando ero preside in Veneto ma di mezzo si è messo il Covid. Però nel 2022, appena possibile, ho lanciato l’idea di Rondine e, nonostante qualche iniziale titubanza, ha raccolto poi grande apprezzamento. Il concetto è il team building aziendale: cementifichiamo le relazioni tra i membri della scuola, verso una maggiore collaborazione. Mettiamo al centro i conflitti, intesi come confronto, come concetto positivo che mette sul tavolo nostri problemi con gli altri e come questi si risolvano".
Quali sono le attività?
"La formazione serve per empatizzare la cura, l’ascolto, la condivisione, la comunicazione e il conflitto: elementi ricorrenti nel nostro lavoro. Verranno organizzati laboratori formativi, gestiti da tre formatori: Marco Montanari, filosofo e counsellor, Stefania Lorenzini, pedagogista, Fabio Pasquale, experiential trainer. Il personale verrà diviso in tre gruppi eterogenei e così potrà sperimentare giochi, percorsi, attività funzionali a risolvere i conflitti, costruire un senso di appartenenza e costruire fiducia e accoglienza".
Qual è stata la risposta dei docenti?
"Il primo anno una bidella mi disse: “Cosa vengo a fare? Dobbiamo pulire la scuola“, però poi dopo due giorni mi ha detto: “Grazie, mi sono sentita al pari degli altri“. Insomma è un regalo che ci facciamo questo ritiro: anche perché nella scuola non si possono obbligare i docenti a fare formazione e io non ho imposto nulla. Un altro dato: il primo anno nessuno ha dormito a Rondine; l’anno scorso a Romena, una decina l’hanno fatto; mentre alla Verna siamo già a più di trenta".
Usando un gergo aziendale, è ‘produttivo’ questo percorso? "Si lavora meglio e si lavora di più, perché si crea un senso di appartenenza. Quando le persone sono prese in considerazione la qualità aumenta. Ovviamente è un percorso che funziona se poi c’è un’attenzione quotidiana".
Luca Amodio