Roma, 12 novembre 2019 - Colpo di scena nel processo per i presunti depistaggi sul caso Cucchi, morto nel 2009 all' ospedale Pertini di Roma. Il giudice, Federico Bonagalvagno, si è astenuto dal processo, che vede imputati otto carabinieri. Bonagalvagno ha giustificato la sua astensione spiegando di essere un ex carabiniere, attualmente in congedo. Il nuovo giudice monocratico nominato è Giulia Cavallone. Il ministero della Giustizia ha presentato istanza di costituzione di parte civile. Tra le parti civili già costituite, la presidenza del Consiglio dei ministri, l'Arma dei carabinieri, i ministeri della Difesa e dell'Interno.
La decisione di Bonagalvagno è legata all'iniziativa dei legali dei familiari di Stefano Cucchi che avevano chiesto al giudice monocratico di astenersi dopo aver appreso da fonti aperte che Bonagalvagno aveva organizzato convegni a cui avevano partecipato alti ufficiali dell'Arma. Al processo non erano presenti Ilaria Cucchi e l'avvocato Fabio Anselmo. In queste ore si sta svolgendo l'ultima udienza al processo che riguarda la morte di Stefano Cucchi, che vede imputati cinque carabinieri, tra cui tre per omicidio preterintenzionale, la cui sentenza è prevista giovedì 14 novembre.
Il processo: gli 8 militari a giudizio
Tra gli otto militari a giudizio ci sono alti ufficiali come il generale Alessandro Casarsa, che nel 2009 era alla guida del gruppo Roma, e il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del Reparto operativo della capitale. Gli otto sono imputati a vario titolo per falso, omessa denuncia, calunnia e favoreggiamento. L'inchiesta del pm Giovanni Musarò ruota attorno alle annotazioni redatte da due piantoni dopo la morte di Stefano Cucchi e modificate per far sparire ogni riferimento ai dolori che il giovane lamentava la notte dell'arresto dopo il pestaggio subito nella stazione della compagnia Appia.
A processo anche Massimiliano Labriola Colombo, ex comandante della stazione di Tor Sapienza dove Cucchi venne portato dopo il pestaggio, Francesco Di Sano, che a Tor Sapienza era in servizio quando arrivò il geometra, Francesco Cavallo all'epoca dei fatti capufficio del comando del Gruppo carabinieri Roma, il maggiore Luciano Soligo, ex comandante della compagnia Talenti Montesacro, Tiziano Testarmata, ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, e il carabiniere Luca De Ciani. Secondo la procura dal generale Casarsa partì la richiesta di modifica delle due annotazioni chieste sul caso ai piantoni Francesco Di Sano e Gianluca Colicchio (quest'ultimo non indagato perché si rifiutò di firmare la versione modificata dell'annotazione). Dalle note venne cancellato ogni riferimento ai dolori che Cucchi pativa per le botte prese.