Roma, 12 novembre 2024 – Nel doppio volto del fronte ucraino si muore in trincea e si muore nella guerra sempre più tecnologica, caratterizzata dai razzi intelligenti e dai micidiali piccoli droni che piombano come falchi su uomini e mezzi. E proprio per arginare gli attacchi dal cielo nasce in Italia il primo fucile antidrone, un'arma leggera destinata a diventare protagonista nei teatri bellici in corso d'opera e futuri. Si chiama M4 AI Drone guardian, ed è realizzato dalla Benelli armi di Urbino (Gruppo Beretta Holding) leader nella produzione di fucili da caccia ma in grado di fornire anche armi di ultima generazione destinate agli eserciti e alle forze dell'ordine. Oggi la Benelli esporta in 90 Paesi al mondo.
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L'Ucraina ha già preso contatti con la Benelli per avere una fornitura di quest'arma perché soprattutto nell'offensiva russa nel Donbass, è sempre più frequente l'utilizzo in battaglia di droni FPV (First Person View) destinati a colpire le truppe di fanteria sul terreno. I sistemi di pilotaggio delle piattaforme FPV ne fanno un'arma spesso letale nei confronti di gruppi di soldati o di militari isolati per i quali è sempre più necessaria una copertura solida nello scenario attuale. Fino ad oggi l'impiego di fucili d'assalto, carabine, pistole e altre armi leggere si è rivelato poco produttivo contro i "falchi" a loro volta sempre meno intercettabili perché ora in uso massiccio con le fibre ottiche anziché con la radio frequenza. E comunque i sistemi di neutralizzazione elettronica sono efficaci di solito ad altitudini considerevoli. Anche un prototipo turco, un fucile da caccia adattato, non ha avuto fortuna.
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Lo shotgun M4, costo 2.500 euro, è dotato del nuovo sistema brevettato “Advanced Impact” (A.I.) per la canna, realizzata cioè con un profilo interno ad attrito ridotto che permette così di non perdere energia e colpire fino a 100 metri. In pratica è un calibro 12, come quelli da caccia, con una gittata più che doppia. Le speciali munizioni calibro 12 per il contenitore a 6 cartucce sono di tipo pallettoni, sempre prodotte dalla Benelli. Il sistema Advancet impact aumenta di 20 metri al secondo la velocità della cartuccia sparata, con una maggiore compattezza tra i pallini del centro della rosata e quelli periferici. Da una velocità maggiore deriva un’energia cinetica moltiplicata, dunque a pari distanza sono più numerosi i pallini che hanno ancora l’energia necessaria per colpire con efficacia il bersaglio, cioè il drone in arrivo sempre veloce.
"E' molto utile per fermare anche i droni spia – spiega l'ingegner Paolo Viti, direttore della Benelli –. L'uniformità e la velocità dello sciame di pallini diventano così uno scudo efficace. L'M4 è il primo fucile al mondo finalizzato a questo impiego ed è un vanto della tecnologia italiana. I nostri tecnici lo hanno ideato anche utilizzando l'intelligenza artificiale. Abbiamo già ricevuto richieste di acquisto da Stati Uniti, Francia, Germania, Giappone e abbiamo ricevuto una manifestazione di interesse anche da parte dell'Ucraina. Stimiamo – spiega ancora l'ingegner Paolo Viti – di produrne circa 30 mila esemplari il primo anno".
Il Benelli M4 A.I. Drone Guardian è quindi uno dei primi tentativi di dotare i soldati di un’arma leggera specifica in grado di fermare i droni in "ultima istanza", quando hanno già fatto lo slalom tra i paletti di intercettazione. Di fatto va quindi ad integrare le attuali difese elettroniche non sempre decisive nel fermare i "falchi" che a loro volta utilizzano tecnologie di ultima generazione e in evoluzione per evitare di essere neutralizzati. Il drone oggi è un'arma in grande espansione nel conflitto ucraino utilizzato da ambo le parti. Secondo i dati diffusi recentemente nel periodo tra tra gennaio e 2024, sono stati confermati da video 5.285 strike per l'esercito di Kiev e 4.120 per le truppe russe. Di questi, il 54% sono stati attacchi condotti contro unità "troops on the ground", cioè soldati in movimento sul terreno.