Lamezia Terme, 12 novembre 2024 - Il primario del Pronto soccorso dell'ospedale di Lamezia Terme, Rosarino Procopio, è stato aggredito ieri sera dai parenti di una degente che doveva essere dimessa dal reparto di Osservazione breve intensiva. Procopio, durante il colloquio con i familiari, stava spiegando che il periodo di osservazione clinica era terminato, l'iter diagnostico concluso e la signora poteva rientrare a casa con la terapia prescritta dai sanitari. Uno dei tre parenti che erano presenti al colloquio, ha cominciato a inveire contro il medico opponendosi alle dimissioni. Quando Procopio si è girato per rientrare nella sua stanza lo ha colpito alla schiena con un manganello che teneva nascosto sotto un giubbotto.
Sul posto sono intervenuti tempestivamente gli uomini della sorveglianza aziendale, gli agenti del posto di polizia del pronto soccorso e agenti del Commissariato che stavano scortando un paziente. L’uomo, Carlo Sacco, lametino di 28 anni, è stato arrestato per lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere. Il giovane, che è il nipote della paziente, era già noto alle forze dell’ordine.
"Non abbiamo più la libertà e la tranquillità di fare questo lavoro", ha dichiarato il dottore Procopio al Corriere della Calabria, sottolineando di essersi piegato perché si era accorto di quanto stava accadendo. “Così mi ha colpito sulla schiena. Se mi avesse colpito in testa non so come sarebbe andata a finire", aggiunge.
Intanto l'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, che ha garantito la tutela legale al sanitario e in attesa di costituirsi parte civile contro l'autore dell'aggressione, ha espresso “profonda solidarietà al dottor Rosarino Procopio”. “Condannare un'aggressione premeditata è tristemente scontato, ci aspettiamo una risposta forte da parte delle Autorità competenti, perché questi fenomeni danneggiano, oltre al personale sanitario, anche tutta l'utenza – si legge in una nota –. In questo caso non sono neanche invocabili possibili giustificazioni come la tensione emotiva. Non è tollerabile che si entri in un ospedale con un manganello per imporre con la forza e la violenza un abuso. L'Azienda farà come sempre la sua parte".