Martedì 7 Gennaio 2025
Giovanni Panettiere
Giovanni Panettiere
Cronaca

La prima donna al vertice di un dicastero della Curia romana, un cardinale sarà suo vice: la rivoluzione di Bergoglio

La mossa rilancia la dignità femminile nella Chiesa e soprattutto quella delle religiose. Con Francesco cresce il peso delle donne nei sacri palazzi: dal 19,2% al 23,4% in dieci anni

Roma, 6 gennaio 2025 – L’Epifania porta il dono più significativo per l’emancipazione femminile nella Chiesa dall’inizio del pontificato bergogliano. Dopo aver messo a bagnomaria – non senza animate polemiche da parte delle femministe cattoliche – la questione del diaconato per le donne, attraverso una ridda di commissioni di studio, ma anche dopo aver aperto a entrambi i sessi i ministeri istituti dell’accolitato e del lettorato e la piena partecipazione al Sinodo, papa Francesco nomina una suora al vertice del Dicastero per gli istituti di vita consacrata. Si tratta della prima donna prefetto nella storia della Chiesa e della Curia romana, perfezionata solo nel 1588 per mano di Sisto V. Ma in teoria non mancano gli interrogativi dietro quest’ultima decisione targata Bergoglio.

Il Papa ha nominato Prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica suor Simona Brambilla, finora Segretario della stessa istituzione (foto Ansa)
Il Papa ha nominato Prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica suor Simona Brambilla, finora Segretario della stessa istituzione (foto Ansa)

La prescelta dal Papa per la guida del dicastero che sovraintende ai religiosi è proprio una suora, Simona Brambilla, 59 anni, nata a Monza. La superiora generale in Italia delle Missionarie della Consolata ha alle spalle una lunga esperienza missionaria in Mozambico. Finora era segretaria del ministero che adesso si trova a dirigere. Optando per Brambilla, Francesco ha mantenuto la promessa espressa nel 2022 al quotidiano spagnola Abc al quale confidò che, entro due anni, ci sarebbe stata una donna al timone di una dicastero vaticano. Detto e fatto, con uno scarta appena di qualche giorno. La religiosa non sarà da sola al vertice in quanto, contemporaneamente alla sua promozione, il Papa ha nominato, nelle vesti di pro-prefetto, il cardinale Angel Fernandez Artime, già rettore maggiore della Società salesiana di San Giovanni Bosco.

Fermo restando che la carica di pro-prefetto è tutt’altro che estemporanea, il ticket potrebbe alludere a un qualche ridimensionamento ab origine della stessa Brambilla. Si tratterebbe dunque di un modo per ribadire la sostanziale necessità di avere chierici dotati come tali di potestas ordinis – derivante dalla stessa consacrazione – nei ruoli di vertice, come accaduto in saecula saeculorum nel perimetro cattolico? Tutt’altro, a dare ascolto a due illustri canonisti. “La potestas ordinis non c’entra con questi incarichi puramente di carattere amministrativo – spiega il professor Pierluigi Consorti, presidente dei docenti italiani di Diritto canonico–. Anzi, il discorso sembrerebbe totalmente opposto: ciò che colpisce è che abbiamo per la prima volta nella storia una donna, una suora con un uomo a lei gerarchicamente subordinato“. Quasi un risarcimento simbolico, si potrebbe pensare, a vantaggio delle religiose di cui papa Bergoglio ha più volte stigmatizzato la condizione di generale subordinazione al clero. Per esempio, in un video con l’intenzione di preghiera del febbraio 2022, arrivò ad invitarle a ribellarsi. “Lottate se vi trattano come serve”, tuonò nell’occasione. 

D’altra parte va menzionato il fatto che proprio la riforma della Curia romana, contenuta nella costituzione apostolica Praedicate evangelium, pubblicata sempre nel 2022, riconosce la possibilità data a tutti i battezzati, compresi i laici, di ricoprire ruoli di governo nella Curia, prima affidati solo ai chierici. La differenza, stando alla ratio della norma, deriva dal fatto che ogni cristiano, in virtù del battesimo ricevuto, è chiamato ad essere un discepolo-missionario a servizio della Chiesa e del mondo. Altrimenti non si spiegherebbe, perché in Santa Sede già dal 2018 è presente un laico nelle vesti di prefetto: il giornalista Paolo Ruffini al Dicastero per la comunicazione. Ad ogni modo un uomo, però.  “La scelta del pro-prefetto al fianco di suor Brambilla esula da un discorso di potestas ordinis – ribadisce il concetto don Davide Cito, docente di Diritto penale canonico alla Pontificia Santa Croce, l’università dell’Opus Dei –. Penso piuttosto sia dovuta al fatto che il dicastero sovrintende anche alle congregazioni e agli ordini maschili che hanno come membri dei sacerdoti. Evidentemente per questo si è deciso di affiancare alla suora proprio un chierico. Lavoreranno insieme al servizio del Papa, il superiore responsabile della Curia, Dicastero per gli istituti di vita consacrata, compreso.

In qualche modo una mossa dettata dall’opportunità, anche duplice, se possibile. La nomina di un pro-prefetto cardinale consente comunque al Papa, che non è uno sprovveduto e conosce l’aria che circola nella Chiesa, di parare i colpi delle frange più tradizionaliste. Quelle che manifestano forti remore rispetto alla presenza di laici alla guida di apparati di Curia. Al punto che non è certo un caso la situazione di due super dicasteri Oltretevere, Clero e Vescovi, squisitamente legati al sacerdozio e alla relativa potestas ordinis. Qui per il momento mancano donne nei relativi organigrammi di vertice. Ma ormai è solo una mera questione di tempo. Secondo i dati complessivi riferiti sia alla Santa Sede che alla Città dello Stato del Vaticano, relativi al periodo 2013-2023, ossia da quando papa Francesco siede sul soglio petrino, la percentuale femminile è passata dal 19,2% al 23,4%. E le donne segretario e sottosegretarie si sprecano. Adesso in Curia il soffitto di cristallo per le donne sembra proprio finito in frantumi.