Prato, 4 gennaio 2015 - Nelle polemiche sulla qualità dei festeggiamenti per Natale e fine anno si legge anzitutto un aspetto. Cittadini e famiglie, reduci dal duro pagamento di tasse (anche locali), non si sono sentiti adeguatamente ripagati. Quasi un paradosso, se si pensa che l’intenzione del Comune è stata risparmiare sull’effimero per concentrarsi su servizi di maggior importanza sociale.
Il cittadino vede però che altrove hanno avuto concerti in piazza o addobbi migliori e si chiede perché qui non sia accaduto. Non contestando tanto i principi, quanto i risultati: senza un evento attrattivo, il centro era semideserto e per niente allegro.E gli arredi realizzati coi pallet avranno pure il loro significato ma non sono belli. Per l’arte piena di contenuti ma che sfida i canoni codificati dell’estetica abbiamo già il Pecci e non importa riempirvi piazza Duomo o piazza del Comune.
Dove sotto Natale servono segnali di speranza e ottimismo e non una capannuccia desolatamente vuota e un albero senza luci. Forse la delusione dipende anche dal fatto che da una squadra di giovane età media come la giunta attuale c’era da attendersi un colpo d’ala, la cui mancanza sarebbe stata più facilmente perdonata ad amministratori di altra generazione e cultura. E qui, nel piccolo di una querelle sulle festività, emerge un segnale importante. Da questa amministrazione nata sull’onda dell’innovazione che si cerca di imprimere al Paese si attende nel rispetto del rigore economico il valore aggiunto dell’intraprendenza, di una costruttiva fantasia. Il Capodanno che da domani dimenticheremo può dare un buon segnale di ciò che la città attende nell’affrontare altre e ben più incisive questioni attendono Prato. E i pratesi.