"Non sono stupito, tra il mondo del calcio e quello reale il muro è sempre più alto". Parole di un fiorentino adottato che ama la Toscana come casa sua. Cesare Prandelli, ex tecnico della Fiorentina e commissario tecnico della nazionale, ha aderito all’iniziativa del nostro giornale alla ricerca di fondi per aiutare le zona alluvionate. E non le manda a dire.
Cosa l’ha colpita di più in questi giorni?
"I tanto bistrattati ultras hanno dato una lezione a tuttti: in certi momenti ci sono delle priorità che vanno oltre la vita di tutti i giorni. Quello che stanno vivendo Prato, Pistoia e Campi ha bisogno di una risposta conccreta, che guarda caso viene dalla gente comune e non dalle isituzioni calcistiche".
Il nostro gruppo editoriale ha iniziato una raccolta fondi.
"Un gesto utile, appropriato e tempestivo, che sposo in toto. Adesso è il momento della solidarietà, serve un momento di partecipazione collettiva. E l’esempio viene dalla gente umile. Perché sarebbe potuto succedere a chiunque".
La disputa di Fiorentina-Juventus ha acceso forti polemiche.
"Mi sembra assurdo giocare una partita quando a cinque chilometri dallo stadio ci sono morti e devastazione. Gente che ha perso cari, la casa, tutto. Il calcio e la vita di tutti i giorni vanno su binari paralleli ormai. Tutti dovrebbero avere il coraggio e la determinazione di decidere una cosa per certi versi impopolare. Una partita si rimanda, quello che è successo in Toscana resta sulla pelle della gente per sempre".
Il mondo del calcio che può fare?
"Serve un gesto simbolico forte, le società di calcio dovrebbero mandare i calciatori delle giovanili a dare una mano, a spalare. E invece si continua a pensare che lo spettacolo debba andare avanti lo stesso. Non è così".
Lei ha avuto un esempio in famiglia.
"Quando c’è stata l’allluvione in Emilia Romagna, mio figlio e sua moglie hanno lasciato i loro tre bambini a casa e sono andati a spalare la melma, a dare una mano".
Qual è il suo appello in queste ore di dolore?
"Firenze è la città per eccellenza della solidarietà, e l’esempio viene proprio dai fiorentini e dai ragazzi della curva Fiesole. Stiamo andando tutti fuori strada se pensiamo che una festa del calcio come dovrebbe essere Fiorentina-Juventus sia più importante di tutto. Sono amareggiato, il mio pensiero va a chi ha perso tutto".