Genova, 17 agosto 2018 - Trentotto morti accertati e cinque dispersi, secondo gli ultimi calcoli della Protezione Civile. Così si continua a scavare . A cercare tra le macerie del ponte Morandi di Genova sbriciolatosi come farina sotto il nubifragio del 14 agosto. Le possibilità di trovare qualcuno ancora in vita dopo tre giorni sono basse, ma gli oltre 200 vigili del fuoco e i numerosi volontari della Protezione Civile non si arrendono.
La speranza è di trovare ancora qualche superstite in quelli che vengono definiti "triangoli di sopravvivenza", cioè aree prive di macerie grazie alla protezione a triangolo creata dall'incastro dei blocchi di cemento armato del ponte crollato. Ed è lì che si spera di trovare ancora qualche sopravissuto. "Al momento non abbiamo individuato triangoli di sopravvivenza, ma la conformazione del crollo fa ben sperare. Però dire con certezza se si è verificata questa situazione è difficile", ha spiegato l'architetto Stefano Zantu del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. "Stiamo lavorando a spron battuto, la situazione non è semplice - ha aggiunto -. Serve un lavoro coordinato fra macchine che fanno a pezzi le macerie e gli Usar (Urban search and rescue) che quando si apre un pertugio si infilano negli spazi per cercare, insieme alle unità cinofile, i dispersi". Difficile fare previsioni sui tempi necessari a completare la rimozione delle macerie: "Finiremo quando saremo riusciti a rimuovere l`ultimo sasso", ha concluso Zantu.
Nel frattempo è stato demolito e rimosso il troncone più grande del ponte, quello visibile da via Bianchi inquadrato dalle tv di tutto il mondo, così come sono stati rimossi i veicoli dal moncone di levante del ponte stesso, fra cui il camion con il cassone verde della Basko diventato uno dei simboli della tragedia. Tutto questo mentre continuano a essere monitorati costantemente i due tronconi del Ponte ancora in piedi, per verificare se ci siano eventuali movimenti o deformazione della struttura. In particolare il moncone di ponente è monitorato con un georadar per garantire la sicurezza delle squadre di soccorso che lavorano nell'area sottostante.