Genova, 4 settembre 2018 - "Chiedo scusa a nome dello Stato". Roberto Fico apre così la giornata di lavori alla Camera, commemorando i morti del Ponte Morandi di Genova. Quindi in Aula, su richiesta dello stesso Fico, viene osservato un minuto di silenzio. E' il preludio a un pomeriggio di tensioni a Montecitorio, con grida e urla che accompagnano alcuni passaggi dell'intervento del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. In particolare, gli animi si scaldano quando il ministro ribadisce di aver subito "pressioni, interne ed esterne" circa la pubblicazione "sul sito web del Ministero delle Infrastrutture tutti i contratti di concessione delle autostrade e tutti i relativi allegati". Subito dopo NcI, FI, e Pd chiedono a Toninelli di "fare i nomi" di chi gli ha fatto pressioni e di inviare "il resoconto del verbale dell'Aula" alla magistratura. E a nulla serve l'intervento di Fico che spiega come i "verbali sono pubblici". A quel punto in Aula è già scoppiata la bagarre, con le opposizioni che insistono sulla richiesta rivolta al ministro di fare nomi e cognomi. In serata Alessia Morani (Pd), scrive su Twitter: "Abbiamo chiesto a Fico di informare la magistratura sulle presunte pressioni ricevute da Toninelli per impedire la pubblicazione delle concessioni autostradali. A fronte del suo rifiuto, non appena avremo il verbale della seduta, denunceremo l'accaduto alla magistratura".
Abbiamo chiesto a #Fico di informare la magistratura sulle presunte pressioni ricevute da #Toninelli per impedire la pubblicazione delle concessioni autostradali. A fronte del suo rifiuto, non appena avremo il verbale della seduta, denunceremo l’accaduto alla magistratura
— Alessia Morani (@AlessiaMorani) 4 settembre 2018
L'INTERVENTO DI TONINELLI - "Non sarà Autostrade per l'Italia a ricostruire il Ponte Morandi a Genova, il governo è compatto", assicura Toninelli a Montecitorio. La ricostruzione "sarà affidata a un soggetto pubblico, ma a pagare i costi sarà la società concessionaria Aspi". Perché "lasciare ad Autostrade per l'Italia la ricostruzione del viadotto sarebbe una follia e irrispettoso nei confronti dei familiari delle vittime". I lavori, secondo il ministro, vanno affidati "a un soggetto a prevalente o totale partecipazione pubblica dotato di adeguate capacità tecniche, mantenendo in capo al concessionario l'ovvio onere dei costi". E ancora: "L'integrale finanziamento dell'opera da parte della Società concessionaria rappresenta solo una minima parte del risarcimento dovuto e non ha nulla a che vedere con la procedura di decadenza dalla concessione. Sulla ricostruzione del ponte dovrà esserci il sigillo dello Stato".
Mentre Genova e la regione Liguria chiedono una legge speciale per la ricostruzione del ponte, Toninelli annuncia un "provvedimento d'urgenza" che "il Governo sta predisponendo". Conterrà, spiega il ministro "forme di aiuto in ordine alle rate dei mutui che molte famiglie sono costrette a pagare su immobili che non possono più abitare". E aggiunge che l'esecutivo "aiuterà anche le imprese, ricadenti nell'area del crollo, a riprendere i cicli produttivi, prevedendo forme di agevolazione fiscale o incentivi alla temporanea delocalizzazione". Quindi specifica come "attenzione sarà rivolta anche alle imprese dell'indotto, seppur ubicate esternamente all'area danneggiata, che stanno subendo danni economici".
LA STORIA Il miracolato del ponte Morandi diventa preparatore del Genoa
"Sistemazioni entro 3 mesi agli sfollati"
"Tutte le persone sfollate riceveranno una sistemazione entro 3 mesi", dice Toninelli in Aula, spiegando che "il totale del numero dei nuclei sfollati è oggi di 255 famiglie, per un totale di 566 persone" e "gli alloggi pubblici messi a disposizione dei nuclei familiari sono ad oggi 170, di cui 88 alloggi sono stati già assegnati o opzionati".
CONCESSIONI - "D'ora in avanti tutti i concessionari - spiega Toninelli -, pubblici o privati che siano, saranno vincolati a reinvestire gran parte degli utili nell'ammodernamento delle infrastrutture che hanno ricevuto in concessione e dovranno comprendere che l'infrastruttura non è una rendita finanziaria, ma un bene pubblico del Paese".
LA PROTESTA DEGLI SFOLLATI - Oggi si era registrata la protesta di una cinquantina di sfollati durante la seduta del Consiglio regionale. Al termine dell'intervento del commissario per l'emergenza, il governatore Giovanni Toti, hanno manifestato la loro rabbia gridando "Rispetto, rispetto". E ancora: "Veniamo prima noi delle imprese, veniamo prima noi della viabilità, ci siamo prima noi, vogliamo la casa!". La rabbia dei dimostranti è stata placata dall'intervento del sindaco Marco Bucci. "Vi capisco, ma dobbiamo cercare di lavorare insieme - ha detto il primo cittadino -. Dal 14 agosto dormo quattro ore per notte per affrontare l'emergenza. Genova non si è mai fermata, non ha mai dimostrato di essere in ginocchio, una cosa di cui dobbiamo essere tutti orgogliosi, nessuno è stato lasciato solo dalle istituzioni".
TOTI CONTRO DI MAIO - "Hanno perfettamente ragione", ha commentato il vicepremier Di Maio in merito alla protesta degli sfollati, dopo aver spiegato che il governo è al lavoro su un decreto ad hoc per gli sfollati. Nel pomeriggio la dura replica di Toti su Facebook: "Caro Luigi Di Maio, ma a Genova ci sei pure venuto, come fai a dire queste cose? - chiede provocatoriamente il governatore della Liguria -. Le famiglie che hanno dovuto abbandonare le loro case stanno tutte avendo un alloggio pubblico. E a tempo di record, grazie a Comune e Regione. I soldi che ricevono sono quelli decisi dal Governo, quindi da Di Maio stesso. Se pensa che siano pochi...li aumenti subito, noi siamo più che d'accordo".
Quindi l'attacco, diretto: "Mentre lei esternava alla stampa, il sindaco ed io eravamo riuniti con gli sfollati, per chiarire tutti i dubbi e le comprensibili apprensioni". E ancora: "Per aiutare Genova servono meno polemiche e più fatti concreti. Noi aspettiamo le leggi che ci consentano di aprire e accelerare cantieri, risarcire cittadini e imprese, e ricostruire il ponte!"
L'ELENCO DELLA FINANZA - Oggi, intanto la Guardia Finanza ha consegnato alla Procura un elenco con 13 nomi che avrebbero saputo delle criticità del ponte Morandi di Genova, crollato il 14 agosto scorso. Si tratta della lista di quanti si sono occupati del progetto di ristrutturazione del viadotto dal 2015, ma potrebbero diventare 25 se i magistrati decidessero di andare indietro nel tempo. Nessuno dei nomi citati, però, al momento risulta indagato.
Le persone che secondo le Fiamme gialle sapevano delle criticità del viadotto Morandi in Autostrade sono: Fabio Cerchiai (presidente), Giovanni Castellucci (Ad), Paolo Berti (direttore centrale operazioni), Michelle Donferri Mitelli (direttore maintenance e investimenti), Stefano Marigliani (direttore primo tronco). "Al Mit consapevoli dei ritardi" ci sono tre di Spea engineering, controllata da Autostrade che avrebbe dovuto eseguire la ristrutturazione ai tiranti: Antonio Galatà (amministratore delegato), Massimo Bazzarelli (coordinatore attività progettazione ufficio sicurezza), Massimiliano Giacobbi (responsabile progetto 'retrofitting' dei tiranti). Cinque i funzionari pubblici, tre della Direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali (Roma): Vincenzo Cinelli (capo), Bruno Santoro (responsabile controlli qualità servizio autostradale), Giovanni Proietti (capo divisione analisi e investimenti). Infine il Provveditore alle opere pubbliche di Liguria e Piemonte Roberto Ferrazza e il capo ufficio ispettivo territoriale Carmine Testa. Dallo scambio di comunicazioni tra le due articolazioni del Mit, hanno appurato gli inquirenti, si comprende come pure al Ministero ci fosse certezza che sul Morandi si stava perdendo tempo.
LE CAUSE - Intanto i periti dei pm hanno consegnato una prima relazione sulle probabili cause del cedimento che ha provocato 43 morti, attribuendole a un "cedimento strutturale all'antenna del pilone 9", il punto in cui i tiranti si congiungono all'estremità del sostegno. E studiando i carteggi tra le varie diramazioni del ministero delle Infrastrutture, gli investigatori hanno individuato come almeno in un'occasione i dirigenti del Mit avessero palesato la certezza che sul restyling del Morandi i tempi si stessero dilatando oltremisura.