Giovedì 20 Febbraio 2025
REDAZIONE CRONACA

Cos’è la polmonite bilaterale diagnosticata a Papa Francesco: sintomi e cura

Nel caso del Pontefice l’infezione è legata alla presenza di più agenti patogeni. La sua terapia specifica prevede antibiotici e cortisonici. Quali sono le cause le possibili complicazioni

Roma, 18 febbraio 2025 – Papa Francesco è affetto da una polmonite bilaterale: è questa la diagnosi dell’equipe del Policlinico Gemelli che ha in cura il Pontefice. La nota diffusa oggi  dalla sala stampa del Vaticano conferma la complessità del quadro clinico che naturalmente necessita di una terapia ad hoc (antibiotici e cortisonici). Ma di che malattia si tratta?  

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Papa Francesco viene aiutato ad alzarsi durante l'udienza del 12 febbraio (Afp/Ansa)

Le cause 

La polmonite bilaterale è un’infiammazione che interessa entrambi i polmoni: è dovuta a un’infezione. Nella maggioranza dei pazienti con un’età sopra i 30 anni l’agente patogeno è un batterio (il più comune è lo Streptococcus pneumoniae) ma il Covid-19 – malattia indotta dal virus SarsCov2 – ci ha insegnato che può avere un’origine virale anche negli adulti. Non solo: esistono polmoniti causate da funghi e parassiti.

Nel caso del Papa i bollettini parlano di un’infezione polimicrobica, ovvero generata dalla presenza simultanea di più microrganismi. Non sappiamo quali test abbiano effettuato gli esperti del Gemelli, né cosa abbiano effettivamente riscontrato. Identificare l’agente o gli agenti infettivi serve comunque a scegliere la terapia giusta; nel caso di una somministrazione di antibiotici, anche valutarne la resistenza al batterio in questione. I microrganismi più svariati abitano normalmente le nostre vie respiratorie superiori. Spesso, quando insorge una polmonite è perché i meccanismi di difesa del polmone sono compromessi oppure perché l’agente patogeno è particolarmente virulento (fonte Manuale MSD). 

Pericolosità

Contro la polmonite abbiamo molte armi. Ma è anche vero che si tratta di una patologia importante, che può portare anche alla morte, soprattutto in pazienti anziani o immunodepressi. I più esposti a questa malattia sono proprio gli anziani ma anche i bambini molto piccoli, i fumatori, gli asmatici, i pazienti affetti da patologie cardiache, renali o epatiche, o da fibrosi cistica, oltre che gli immunocompromessi.  Una polmonite bilaterale, “riducendo la capacità respiratoria può essere impegnativa per la salute”, commenta il virologo Fabrizio Pregliasco. “Ma sicuramente Papa Francesco è in buone mani". 

Cosa succede ai polmoni

Ma cosa succede nei nostri polmoni quando abbiamo la polmonite? Al termine dei bronchi, ‘tubi’ che trasportano fino ai polmoni l'aria introdotta tramite naso e bocca, si trovano delle piccole sacche piene di aria disposte a grappolo chiamate alveoli polmonari. Gli alveoli permettono lo scambio di gas tra aria e sangue (ossigenazione del sangue). Succede che con la polmonite l’alveolo si infiamma e si riempi di liquido, compromettendo gli scambi tra aria e sangue e in definitiva la respirazione. Naturalmente il quadro si complica se ad essere infiammati sono entrambi gli alveoli, come nel caso del Pontefice.  

Sintomi e complicazioni

I sintomi più comuni sono tosse, febbre con brividi, dolori al petto, affanno e tachicardia. Più raramente, può verificarsi l'emissione di sangue con la tosse (emottisi). Le complicazioni possono essere la setticemia (infezione generalizzata a tutto l’organismo), la pleurite, quando si infiamma la sottile membrana (pleura) che riveste i polmoni e la parete interna del torace, e ancora (raramente) l’ ascesso polmonare. 

Stando alle informazioni date alla stampa, il Papa sarebbe in buone condizioni generali, non avrebbe febbre. Il suo proverbiale buon umore certo sarà d'aiuto. 

Cure

Il bollettino diffuso dal Vaticano fa sapere che la terapia farmacologica somministrata al Papa prevede antibiotici e cortisonici. Come dicevamo, la cura dipende dalla diagnosi specifica e dall’origine della polmonite. Il trattamento cardine per una polmonite acquisita in comunità (e non in ambiente ospedaliero) è quello antibiotico, proprio perché nella maggior parte dei casi l’eziologia è batterica. Nel 90% dei pazienti si assiste infatti a un miglioramento del quadro clinico. “Il mancato miglioramento deve innescare il sospetto di un microrganismo insolito – scrive il manuale MSD – oppure di una resistenza all’antimicrobico utilizzato, o di una sovrainfezione data da un secondo agente infettivo”, per esempio. Nel caso di polmonite virale può essere efficace invece il trattamento con una terapia antivirale, ma anche in questo caso si può procedere a una profilassi antibiotica perché la sovrainfenzione batterica è frequente. 

Nel caso del Papa sono stati somministrati anche cortisonici. Sempre secondo l’Msd i corticosteroidi aggiuntivi vengono utilizzati “nei pazienti immunocompetenti con malattia grave”, mentre sono sconsigliati nei pazienti meno gravi e immunocompromessi, o quando si sospetta una polmonite virale o fungina.