Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Coronavirus, cura col plasma immune: parte l'analisi sui campioni

Gli scienziati: "Strada da percorrere, ma con rigore. Servono verifiche". Fontana: "Ci credo, Lombardia in prima fila"

La raccolta del plasma iperimmune (Imagoeconomica)

Roma, 7 maggio 2020 - La cura dei malati di coronavirus con il plasma dei guariti immuni continua a restare al centro del dibattito con valutazioni differenti anche nell'ambito della comunità scientifica che comunque la ritiene una strada interessante ma da verificare attentamente. Ieri il governatore del Veneto Luca Zaia ha annunciato la creazione di una "grande banca del sangue". Oggi, mentre da Bari si dà il via all'analisi sui campioni di plasma iperimmune, si registrano diverse prese di posizione.

La prima è quella del virologo Giorgio Palù (past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell'università di Padova): "Non siamo sicuri dell'efficacia del plasma dei convalescenti contro il virus Sars-CoV-2. Ma è una strada da percorrere, in mancanza di altre terapie o di un vaccino. Ovviamente serviranno dei trial clinici rigorosi per avere una prova di efficacia". Palù dice "di non comprendere le polemiche su questo tema" e ricorda che su queste terapie sperimentali non ci sono dati rigorosi basati sul metodo scientifico perché, come le altre cure provate dai medici per salvare i pazienti Covid, "sono state utilizzate in emergenza, per uso compassionevole. Non si poteva fare altrimenti".

Sempre sul fronte scientifico da registrare la posizione di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, che chiede una regia nazionale: "Servono verifiche per dimostrarne l'eventuale efficacia, non ancora provata. Ma sono da evitare micro studi scollegati tra loro. Serve un coordinamento nazionale. Sono necessari studi randomizzati controllati e centralizzati con il governo nazionale. Per poter capire, su popolazioni adeguate, con numeri sufficienti e con studi idonei, se funzionano o no. Fino ad ora questo non è stato dimostrato su numeri e ricerche adeguate".

Massimo interesse, "ma anche rigore: occorrerà validare i dati ottenuti" dalla prima sperimentazione italiana "con uno studio clinico controllato". E' quanto pensa Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Onco-ematologia e Terapia cellulare e genica dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e componente del Comitato tecnico scientifico.

Matteo Bassetti, direttore dellaclinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ribadisce il suo pensioero: "l plasma iperimmune potrebbe rappresentare una arma terapeutica importante per il Covid-19, ma i dati sono ancora limitati, basati su casi anedottici, e non consentono di trarre conclusioni definitive".

"Io medico curato col plasma, funziona"

I governatori

Spostandoci sull'asse degli amministratori, un giudizio positivo viene gal governatore della Lombardia, Attilio Fontana: "Io ci credo, ci credo tantissimo, ma per valutare quali siano il sangue e il plasma che può essere utilizzato bisogna fare delle analisi molto attente, che io rimetto nelle mani degli scienziati. Siamo convinti che la cura sperimentale del plasma, che vede la Lombardia in prima fila, debba essere guardata con attenzione e fiducia".

All'estero

Una compagnia australiana di biotecnologia sta sviluppando un nuovo potenziale trattamento del virus, usando plasma donato da persone guarite che si ritiene contenga alti livelli di anticorpi protettivi capaci di combattere il Covid-19. 

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