Vercelli, 25 settembre 2024 - Cani che uccidono come il pitbull Nerone, che non ha lasciato scampo al piccolo di casa, a maggio, il bambino aveva solo 5 mesi. E pochi giorni fa lo stesso animale ha aggredito e ferito gravemente un’educatrice nel canile di Borgo Vercelli (Vercelli). L’intervento del direttore ha evitato conseguenze peggiori.
Ma la rieducazione è possibile? Lo abbiamo chiesto a Ivan Schmidt, addestratore cinofilo, titolare dell’omonima accademia.
I punti chiave della vicenda
"Analisi completa sul cane prima di decidere”
"Quando ci arriva un cane problematico – chiarisce Schmidt al telefono con Quotidiano.net – la prima cosa che chiediamo è un profilo biochimico completo, urine, tiroide, RM total-body. Quindi è uno screening veterinario, mi dice se il cane sta bene o se invece c’è una malformazione a livello del cervello. Se ho una diagnosi, un neurologo mi dice questo cane ha un ispessimento cerebrale, ha una malformazione del cervelletto per cui la natura e l’origine del suo comportamento sono di questo tipo, allora siamo tutti d’accordo che le strade non sono più molte”. Cosa vuol dire? “Che va regalato in un canile e nessuno entra più in contatto con l’animale oppure bisogna pensare all’eutanasia. Qual è la scelta più giusta, amando gli animali? Parto dal presupposto che non si possono salvare tutti i cani. Tra la gabbia e l’eutanasia, dopo la diagnostica che esclude altre strade, per me la scelta più giusta è l’eutanasia”.
Le probabilità di successo
Ribadisce però l’educatore: “Se non c’è un problema neurologico o fisiologico, nella maggior parte delle volte si ha un ottimo successo. Il grosso problema della rieducazione è poi la gestione a casa, dei padroni. Le indicazioni vanno seguite”.
"Perché ci sono sempre più pitbull abbandonati”
Anche l’educatore cinofilo conferma quel che aveva già spiegato a Quotidiano.net il direttore del canile, aumentano gli abbandoni dei pitbull. “Diciamo che ci sono sempre più pitbull incrociati in modo
casalingo, queste cucciolate producono animali già con problemi. Se prendo due soggetti che hanno una natura particolare e non sono andato a escludere, attraverso test genetici, tutte le problematiche, penso all’atassia cerebellare, avrò cani ancora più problematici, fuori controllo. E quindi li abbandono perché non sono gestibili. In 14 anni di lavoro e rieducazione non ho mai, ripeto mai, avuto un pitbull che provenisse da un allevamento serio”.
Cani e patentino per i padroni
Oggi, osserva Schmidt, per chi voglia prendere un cane come il pitbull “il patentino è puramente teorico. Invece dovrebbe funzionare come con il porto d’armi. Per gestire un cane di questo tipo, servono competenze e profilo adeguati. In teoria le leggi ci sono, ad esempio è vietato tenere i cani se ho dei precedenti penali di una certa natura. Il problema è che non vengono applicate”.
La potenza del morso di un pitbull
Schmidt insiste anche sulle misure di sicurezza da adottare per avere a che fare con un cane così potente. “Bene indossare la tuta, per alcune razze che arrivano a 80-90 chili anche il casco. Ma l’educatore deve avere anche forza fisica. Perché un pitbull può arrivare a 235 PSI come potenza di morso, l'equivalente di 16.52 Kg per centimetro quadrato, un valore che viene calcolato di solito sulla pressione che esercita".