Roma, 7 febbraio 2015 - Solo sei minuti e Pino Daniele avrebbe potuto salvarsi. E' quanto emerge dalle dichiarazioni di Amanda Bonini, compagna del cantautore che la notte del 4 gennaio l'accompagnò a Roma dalla casa di campagna tra Magliano e Orbetello. "Pino perse i sensi sei minuti prima di arrivare in ospedale - racconta la donna -. Credevo fosse svenuto, invece era morto". Bonini ha riferito che durante il viaggio il cantautore riferiva continuamente i sintomi di quello che gli stava accadendo. "Quando il navigatore indicava che mancavano sei minuti all'ospedale S.Eugenio, ha smesso di parlare". Secondo Amanda non c'era altra scelta se non quella di assecondare le volontà del compagno: "Non voleva farsi mettere le mani addosso da nessuno che non fosse il suo cardiologo di fiducia. Non aveva i sintomi dell'infarto e voleva essere portato solo a Roma». A chi la accusa di non aver saputo gestire la situazione, risponde: "Non lo abbiamo contraddetto per non farlo agitare di più. Pino era determinato e autoritario. Nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea". In auto "diceva di sentire un formicolio alle gambe e pensava che fosse un ictus. Sono serena - conclude - perché ho rispettato la sua volontà. Ora mi sento come Cristo in croce. È stata una tragica fatalità".
Intanto, però, proseguono le indagini per capire se, con un intervento più tempestivo, Pino Daniele avrebbe potuto salvarsi: "Dire che Pino Daniele si poteva salvare è un'affermazione assolutamente infondata e prematura. I primi risultati sulle analisi che stiamo svolgendo si avranno non prima di un mese". È quanto afferma il professor Vittorio Fineschi, il medico legale nominato dalla Procura di Roma che sta effettuando con altri specialisti gli esami autoptici per accertare le cause della morte del cantautore napoletano deceduto il 4 gennaio scorso a Roma per arresto cardiocircolatorio, dopo un malore che lo aveva colto nella sua casa in Toscana.
"Da circa una settimana - prosegue il medico legale - abbiamo avviato una serie di esami specifici analizzando i prelievi e in particolare sul cuore del cantante. Dire che si sarebbe potuto salvare è un'affermazione che non si basa assolutamente su dati scientifici e medici. Al momento stiamo ancora verificando le condizioni che hanno portato alla morte dell'artista". Sul decesso del bluesman la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti nel quale si ipotizza il reato di omicidio colposo.
SI POTEVA SALVARE - Il viaggio da Magliano verso Roma potrebbe essere stato fatale per Pino Daniele. Sarebbe stata la prima conclusione del pm capitolino Marcello Monteleone, titolare dell’inchiesta per omicidio colposo sul decesso del cantante napoletano residente da tempo in Maremma. Il malore di Pino Daniele, rivelatosi poi fatale, sarebbe stato provocato dall’ostruzione di uno dei bypass. Il problema all’apparecchiatura sanitaria salvavita sarebbe cominciato nella villa di Magliano dove abitava il cantautore e si sarebbe poi aggravato durante il tragitto verso l’ospedale Sant’Eugenio di Roma. Ed è proprio per questo motivo che il magistrato ritiene che quel viaggio in auto sia la causa principale della morte. L’occlusione al dispositivo, secondo Monteleone, sarebbe stata risolta senza conseguenze drammatiche se il cantautore avesse atteso l’arrivo dell’ambulanza con a bordo medico e defibrillatore. Se il problema provocato dal bypass poteva essere affrontato con successo a patto di intervenire in tempo, allora diventa necessario capire chi abbia deciso di mettersi in viaggio verso Roma.
PRESIDENTE MEDICI LEGALI: PRIMO ATTACCO LO HA AVUTO IL 2 GENNAIO. E' MORTO IL 4 - "Allo stato possiamo confermare che le condizioni cardiologiche di Pino Daniele destavano preoccupazione dal 2 gennaio". Lo afferma Luisa Regimenti, presidente dei medici legali italiani e consulente dell'ex moglie del cantautore napoletano, Fabiola Sciabbarrati, in relazione ai primi risultati dell'esame autoptico sul cantante morto il 4 gennaio scorso e che ipotizzerebbero, secondo quanto anticipato oggi da alcuni quotidiani, che un problema ad un by-pass potrebbe essere una delle cause della sua morte. Una circostanza che porterebbe gli inquirenti della procura di Roma a valutare il fatto che Pino Daniele avrebbe potuto salvarsi se trasportato, il 4 gennaio, in un ospedale più vicino. "Qualunque fosse quindi la lesione cardiaca della quale era affetto Daniele - prosegue Luisa Regimenti - essa si produsse in un lunghissimo lasso di tempo. Ne consegue che la tempestività dei soccorsi o il loro ritardo sposta di molto l'esito e le responsabilità". La specialista aggiunge, infine, che gli esami macroscopici hanno mostrato "lesioni cardiache che potrebbero confermare i nostri timori".
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