Aveva espresso il desiderio di morire nella sua casa, a Milano. E lì, alle 11.10 di ieri mattina, si è spenta all’età di 96 anni Licia Rognini, vedova del partigiano e ferroviere anarchico Pino Pinelli, la "diciottesima vittima" della strage di piazza Fontana. "La mamma ha vissuto con dignità e coraggio – ricorda Silvia Pinelli, una delle due figlie – e con la stessa dignità ci ha salutate. Una donna che ha speso la metà della sua vita per difendere la memoria del marito". Pino Pinelli, fermato ingiustamente in relazione alla strage di piazza Fontana, la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura che il 12 dicembre 1969 provocò 17 morti e 88 feriti, precipitò la notte tra il 15 e il 16 dicembre da una finestra durante un interrogatorio al quarto piano della Questura di Milano in via Fatebenefratelli, in circostanze mai del tutto chiarite. Una strage che segnò l’inizio della strategia della tensione, e della scia di attentati neofascisti che hanno insanguinato l’Italia.
Nata a Senigallia nel 1928 ma vissuta tutta la vita a Milano, figlia di una sarta e di un falegname, Licia per più di mezzo secolo ha combattuto per scoprire che cosa fosse successa davvero a suo marito. E si è spenta sapendo che "non è mai stata fatta verità fino in fondo" su quella morte appresa da due giornalisti e non dalle forze dell’ordine. "Io sono cresciuta in una casa di cento famiglie, in viale Monza, dove c’era di tutto e potevamo essere tutto, ho fatto una scelta. Sarà anche banale, ma è una scelta di vita", è una delle sue frasi riportate nel messaggio di cordoglio dell’Anpi Barona, tratta da Una storia quasi soltanto mia, il libro intervista con il fondatore di Radio Popolare Piero Scaramucci.
Nel 2009, al Quirinale, aveva incontrato dopo decenni Gemma Capra, la vedova del commissario Luigi Calabresi, ucciso da Lotta Continua il 17 maggio 1972. Uno storico abbraccio tra le due donne promosso dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Ho un ricordo tenerissimo di quell’abbraccio, lei mi disse: “Peccato non averlo fatto prima“", ricorda ora Gemma Capra. "Eravamo due donne legate dallo stesso dolore e siamo state capaci di cogliere l’importanza di un incontro pacificatore – aggiunge –. La ricordo con affetto, lo stesso che ho provato nei nostri successivi incontri". Il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso, evidenzia il "coraggio di rompere un muro di odio e rabbia". Licia Pinelli lascia le due figlie, Silvia e Claudia, che l’hanno accompagnata nella lunga battaglia per la giustizia, e quattro nipoti.
Nel 2015 era stata nominata commendatore al Merito della Repubblica. Tra le decine di messaggi di cordoglio, quello del sindaco di Milano Giuseppe Sala: "Di lei ho sempre ammirato la caparbietà con cui ha difeso e onorato la memoria di suo marito Pino. Mancherà alla comunità milanese". I funerali verranno celebrati a Milano, con una cerimonia laica. Poi Licia potrà ricongiungersi con il marito nel cimitero di Turigliano, frazione di Carrara, che in un’ala ospita tombe di grandi personalità anarchiche, tra cui Pino Pinelli. "Uno Stato che non ha il coraggio di riconoscere la verità è uno Stato che ha perduto – commentava amaramente Licia – uno Stato che non esiste".