Per Brescia la ferita dell’attentato neofascista del 28 maggio 1974 non può rimarginarsi. Da 50 anni ciclicamente sanguina e spesso per motivi di giustizia. Come dopo la decisione delle autorità svizzere che ai giudici italiani hanno scritto che per loro il reato contestato a Marco Toffaloni è prescritto. Il primo effetto è che il 16enne di allora, oggi uomo di 66 anni, ieri non si è presentato in aula a Brescia davanti al tribunale dei minori che lo sta processando come uno degli esecutori della strage di piazza della Loggia.
I giudici avrebbero voluto avere in aula Toffaloni, veronese, cittadino svizzero registrato all’anagrafe col nome di Franco Maria Müller, ma le autorità elvetiche hanno negato il trasferimento coattivo come disposto dal tribunale minorile bresciano e quindi il grande accusato è rimasto a casa. Irreperibile il fratello che pure i giudici bresciani avrebbero voluto ascoltare. "Rispettiamo la legge, ma sul piano morale Toffaloni doveva presentars" ha commentato Manlio Milani, presidente dell’associazione familiari delle vittime.