La comandante Pia quasi accenna un sorriso, ma poi, come se si pentisse, resta a labbra serrate sul molo di Lampedusa. In total black, dalla canotta alle scarpe incluso il marsupio, guarda enigmatica l’obiettivo. "Rieccomi", sembra dire. Con immutata considerazione di sé e del contesto. In mano, oltre allo smartphone rosa, ha il provvedimento di stop delle autorità italiane per le violazioni contestate al timone della Louise Michel, la motonave di salvataggio migranti finanziata dal celebre artista Banksy.
A 39 anni Pia Klemp, biologa marina da sette anni in servizio nel Mediterraneo per salvare vite in mare, tira dritto e si prepara a una nuova battaglia legale. La prima è quella scattata nel 2017, quando era alla guida della motonave Juventa 10. Il processo è all’udienza preliminare. L’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare vale una potenziale condanna a 20 anni. Un’ipotesi che sfuma tre le onde di un’esistenza dichiaratamente all’attacco. In una delle sue interviste, da donna tedesca nemica dell’orrore nazista e dell’indifferenza, esprime l’urgenza di agire: "Faccio parte di una generazione cresciuta chiedendo ai propri nonni: “Tu cosa hai fatto contro?“. So che la mia generazione dovrà rispondere alla stessa domanda ai propri nipoti".
Non che oggi manchino guerre e dittatori, ma per la comandante Klemp l’emergenza assoluta è impedire che il Mediterraneo diventi un cimitero. Una scelta politica. "Non vedo il salvataggio in mare come un’azione umanitaria ma come una forma di lotta antifascista", è il pensiero operativo chiarito al finanziatore britannico. "Ciao Pia, ho letto la tua storia sui giornali. Mi sembri un tipo tosto", era stato il gancio dell’artista. Poi l’offerta choc: "Ho realizzato diverse opere ispirate alla crisi dei migranti. Non posso tenere i soldi per me. Potresti usarli tu per comprare una barca o qualcosa del genere? Fammi sapere per favore. Buon lavoro, Banksy".
Il prodotto di questa corrispondenza intellettuale è la Louise Michel, una motonave di salvataggio di 31 metri intitolata all’anarchica, insegnante e rivoluzionaria francese che ebbe un ruolo preminente nei 72 giorni della Comune (la prima esperienza di autogestione socialista libertaria, a Parigi, nel 1871).
La Guardia costiera ha motivato lo stop della sua nave con la violazione del decreto Ong: 218 i migranti salvati tra sabato e domenica in cinque interventi nell’ultimo giorno di navigazione ma, secondo le autorità italiane, complicando "il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi" e rallentando "il raggiungimento di un porto di sbarco per i salvati nel primo intervento". Di qui lo stop che fa di Klemp una martire modello Carola Rackete. Sì, proprio la capitana tedesca che, al comando della Sea Watch 3, nel giugno 2019 forzò la chiusura del porto di Lampedusa per cause di forza maggiore e fu arrestata. L’ambientalista – oggi 35enne – fu poi assolta con grande scorno di Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno. Oggi, da ministro dei Trasporti con competenza sulla Guardia costiera, il segretario leghista trova un’altra capitana tedesca decisa a tenergli testa. E Pia è già una Carola al cubo. Icona internazionale protetta di Bansky ed effigiata – olio su tela – in canotta e tatuaggi dall’artista olandese Vanessa Jongebloet. Saatchi Art espone il ritratto on line alla sezione Eroi del nostro tempo. Quello dei barconi.