Insultato e picchiato per il colore della sua pelle e perché, secondo i suoi aggressori, non avrebbe dovuto stendere l’asciugamano sotto lo stesso gazebo che stavano occupando loro. "Voi negri qui non ci state – si è sentito dire –. Voi negri venite qui a violentare le nostre bambine, le nostre donne".
Poi, i pugni. Sferrati in una torrida tarda mattinata sulla spiaggia libera di Castiglione della Pescaia dove il Comune ha piazzato tre gazebo a disposizione di tutti. Ma nella mente degli aggressori (due uomini di nazionalità albanese), Mamady Daback Mankara, 25 anni, senegalese con un lavoro fisso come operatore in una fondazione che segue persone disabili, non doveva stare. Sette giorni di prognosi per le ferite al labbro e le ecchimosi al volto causate dai pugni ricevuti. E questo referto del Pronto soccorso farà parte della documentazione che l’avvocato del ragazzo presenterà in queste ore a sostegno della denuncia nei confronti degli aggressori, i cui nomi avrà modo di sapere non appena riceverà dai carabinieri la copia del verbale che gli stessi militari hanno fatto dopo essere intervenuti in spiaggia per l’identificazione di persone coinvolte e testimoni. In questa triste storia, però, c’è anche un gesto sensibile che arriva da un bambino, il figlio di uno degli aggressori, che ha provato a far ragionare il padre.
Vero, Mamady?
"Sì, è vero. Quando l’uomo si è avvicinato a me e ai due miei amici, anche loro senegalesi ed entrambi minorenni, e ha iniziato ad offenderci, il bambino che avrà avuto 7-8 anni lo ha seguito e lo ha preso per mano cercando di riportarlo via".
E ha detto qualcosa?
"Ha detto al padre di lasciare stare, che lì c’era posto per tutti e che noi potevamo restarci. Ha provato a fermarlo".
E poi?
"Poi l’uomo si è allontanato, ma poi è tornato indietro e mi ha colpito, insieme all’amico che era con lui sotto al gazebo".
Ma nessun altro è venuto ad aiutare te e i suoi amici?
"Sì, quando intorno si sono resi conto di quello che stava accadendo sono arrivati due ragazzi, avranno avuto una ventina di anni, e ci hanno difeso".
E gli amici che erano con lei?
"Hanno 16 e 17 anni, erano molto impauriti. Uno di loro si è messo a piangere".
Un labbro rotto e contusioni sullo zigomo. Ma forse non è questo che le ha fatto più male, vero?
"No, mi hanno fatto più male le parole".
Le offese?
"Non solo. Soprattutto mi ha ferito il comportamento dell’uomo quando sono arrivati i carabinieri in spiaggia".
Perché, cosa ha fatto?
"Ha detto: ’Allora dai, facciamo la pace, ti invito a pranzo’. Come se pensasse che portandoci al ristorante avrebbe potuto rimediare. Questo atteggiamento mi ha offeso e ferito. E sono parole che ha ripetuto anche davanti ai carabinieri".
Presenterà denuncia?
"Sì, ho parlato con un avvocato e adesso sarà lui a seguire la vicenda".
E accanto a Mamady ci sarà anche la Fondazione Il Sole, per la quale lavora. "Se ci sarà la possibilità – dice il presidente, Massimiliano Frascino – ci costituiremo parte civile. Perché ora dobbiamo essere intolleranti con gli intolleranti".