Le candidature per le amministrative? Si vedrà: tutto resta in forse, anche a Roma. Per il momento Enrico Letta si concentra sul partito e sceglie i vicesegretari: sono due. Un uomo e una donna, con caratteristiche in parti simili, in parte opposte. Sono entrambi economisti, entrambi giovani ed entrambi nati con il Pd. Soprattutto, entrambi sono di casa nella scuola politica romana di Letta (lui ci insegna, lei è nel board) che li considera particolarmente affidabili. Per il resto le caratteristiche divergono: Giuseppe Provenzano, ex ministro per il Sud, è uno degli esponenti emergenti più apprezzati nel partito, rappresenta la sinistra.
Partito democratico: la nuova segreteria di Enrico Letta
L’eurodeputata Irene Tinagli (a Bruxelles è presidente della commissione per i problemi economici e monetari) è una liberal, tanto da avere fatto un passaggio nella Scelta civica di Monti, per poi tornare all’ovile. Una scelta che ha lasciato l’amaro in bocca a molte donne del Pd, già sul sentiero di guerra per l’incresciosa vicenda del governo. Possibile che l’unica papabile per la vicesegreteria (con la funzione di vicaria) fosse una che aveva mollato il partito? Il punto pero è che i due combaciano perfettamente con il progetto di Letta. Piuttosto estranei alla nomenklatura, di sua fiducia nonostante il legame tra l’ex ministro del Sud e Orlando. Proprio in virtù del ventaglio di posizioni che coprono i due vice sono ideali per tentare quella costruzione neo-ulivista che ha in mente Enrico Letta: unificare non nel partito ma nel solito "campo largo", che va da Nicola Fratoianni a Bruno Tabacci e oltre. Il banco di prova saranno le prossime amministrative: per questo l’indicazione dei candidati resta in sospeso.
Ieri il segretario ha incontrato il forse-candidato Gualtieri al Nazareno: aria pessima, malgrado la stima tra i due. "Basta fughe in avanti: con me parte un’altra storia ". Ne prende atto Gualtieri, che arretra con fermezza: "Sono stato preso alla sprovvista pure io. E del resto, non ho ancora sciolto la riserva". L’ex ministro dell’Economia resta in stand by: tutto rinviato ad aprile. Letta parlerà con tutti – oggi dovrebbe vedere Calenda – nel tentativo di unificare nella corsa per il Campidoglio il fronte che immagina debba poi correre per Palazzo Chigi; e se il prezzo per farcela sarà il sacrificio di Gualtieri non esiterà a pagarlo. Se l’operazione si rivelerà impossibile, allora l’ex ministro sarà davvero il candidato del Pd. Non che sia l’unico interrogativo che si addensa sulla piazza romana: la senatrice Monica Cirinnà insiste per le primarie. Il secondo interrogativo riguarda i 5 Stelle: darsi battaglia a Roma non sarebbe il viatico migliore per la futura alleanza nazionale. Ma a fare un passo indietro Virginia Raggi non ci pensa e Grillo ancora meno di lei.
Né c’è solo la capitale: oggi a Bologna la direzione del Pd locale ufficializzerà la disponibilità degli assessori Matteo Lepore e Alberto Aitini a correre per la fascia tricolore. Situazione più ordinata di quella romana, visto che l’iter è quello tradizionale, ma anche questo dossier deve passare per Letta. A Napoli peggio che andar di notte. L’accordo con M5s ci sarebbe, con tanto di candidato di lusso: il presidente della Camera Fico. Peccato che De Luca metta il veto. E Bassolino è in pista. Insomma: i vice ci sono. La nuova tolda di comando del Nazareno è pronta: in settimana Letta varerà il resto della segretaria. Martedì si confronterà con i gruppi parlamentari. La sinistra freme per un cambio dei presidenti Marcucci e Delrio, che difficilmente ci sarà. Ma la strada è in salita.