Lunedì 30 Settembre 2024
MATTEO MASSI
Cronaca

Dietro il patto mafie-curve: “Denaro non tracciato e controllo del territorio. Gli interessi convergono”

La criminologa Anna Sergi (università Essex): assomiglia a una partnership. “All’inizio si mettono a profitto le attività dentro lo stadio con l’aiuto esterno Poi ci si allarga, i metodi violenti per le questioni d’onore alla base dei rapporti”

Roma, 1 ottobre 2024 – Ma quando la ’ndrangheta – e in più generale le mafie – ha iniziato a prendere il controllo delle curve degli stadi? Cinque anni fa Anna Sergi, criminologa e ricercatrice all’Università dell’Essex, aveva pubblicato un testo che accendeva i fari su quello che l’inchiesta di Milano sulle curve di Inter e Milan ha messo ora nero su bianco.

Qual è il principale interesse della ’ndrangheta nell’infiltrarsi nelle curve degli stadi?

“Non si tratta di un’infiltrazione vera e propria, ma diciamo di un incontro a metà strada che conviene a entrambi: alla ’ndrangheta da una parte e ad alcune curve”.

Partiamo allora dalla ’ndrangheta: perché punta a fare affari con gli ultrà?

“Perché le curve rappresentano un luogo prediletto per fare due cose: generare liquidità, quindi denaro contante non tracciabile tramite una serie di attività commerciali e non solo; e dall’altra parte esercitare un controllo territoriale. Le curve che hanno già di base un controllo territoriale diventano appetibili proprio in questo senso”.

E vista, invece, dall’altra parte? Lei parla di mafiosizzazione delle curve.

“In alcune curve si arriva a un livello d’organizzazione gerarchica come nel caso della Curva Nord dell’Inter, ma anche la Curva Sud e anche in altre città, e così a diventare appetibili sono anche i servizi che la ’ndrangheta può offrire: sono servizi di protezione, di gestione e aiuto delle attività illegali, che servono alla fine anche ad aumentare le potenzialità criminali della curva. I ’benefici’ ci sono da entrambe le parti”.

Ci sono degli stadi d’evoluzione o accade tutto in poco tempo?

“Sì, ci sono dei passaggi che portano a questa convergenza d’interessi. A iniziare dalla cosiddetta mentalità ultrà, in cui per varie ragioni ci sono valori manipolabili anche dalle organizzazioni criminali. Questo è il primo anello che si aggancia e da lì spesso nasce una partnership, parliamo di partnership, non di soggezione”.

Nel concreto che accade?

“C’è una prima fase in cui il tifo organizzato diventa specchietto per allodole per chi ha già interessi in attività criminali e viene utilizzata la solidarietà del tifo organizzato per nascondere una serie di attività che sono legate al tifo organizzato. L’obiettivo è mettere a profitto all’inizio le attività che sono dentro lo stadio (bar, parcheggi, biglietti) e poi si va oltre, grazie anche all’aiuto esterno. E succede tutto in maniera integrata. Serve alla curva appoggiarsi a soggetti che possono garantire il raggiungimento di altri settori, serve alle mafie avere un ‘esercito’ facili di soggetti con cui creano delle sinergie anche di tipo definiamolo culturale”.

C’è un altro livello di connivenze che può configurarsi: tornando al discorso che faceva prima, se le curve e i clan mirano a ulteriori attività fuori dagli stadi, possono poi stringere altri rapporti di natura politica ed economica.

“Questo rischio c’è. Perché altri poteri, politici ed economici, per i propri interessi, possono trarre vantaggio nel favorire le curve”.

Nel momento in cui si controllano le curve, si cerca di tenere sotto scacco anche i club calcistici (e alcuni sono anche quotati in Borsa), un altro rischio più che concreto.

“Nemmeno nuovo. Se le curve si muovono come piccole mafie agendo con gli stessi metodi possono arrivare fino alle società di calcio. Ci hanno già provato ad arrivare ai club, l’abbiamo visto con il caso Juventus”.

È possibile che qualche capo ultrà diventi affiliato o organico ai clan?

“La possibilità di affiliazione non esiste. Anche se al Nord d’Italia i livelli d’affiliazione sono diversi. Ci sono molte persone che sono vicini ai capi storici dei clan e possono essere messi a parte di alcune vicende dei clan stessi. La ’ndrangheta lavora a compartimenti stagni, di certo c’è che si aprono molte vie di partecipazione o meglio di compartecipazione con determinati soggetti come i capi ultrà”.

Che cosa può succedere da adesso in poi?

“Sicuramente ora che si è fatta luce su queste connivenze, anche gli interventi repressivi potranno essere più mirati. Per il tifo organizzato diventa più difficile organizzarsi in queste attività illecite, ma proprio per quest’ultima ragione c’è anche il rischio che si assista a un inabissamento di queste dinamiche e a un’ulteriore e maggiore integrazione con le mafie”.