Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Chi è Pasquale Bonavota: arrestato in chiesa a Genova il superlatitante di ‘ndrangheta

Considerato il boss della cosca di Sant’Onofrio, comandava in tutto il Vibonese e non solo. Assolto due volte dall’accusa di omicidio, era nell’elenco dei ricercati di “massima pericolosità”

Arrestato Pasquale Bonavota, superlatitante di 'ndrangheta (Ansa)

Arrestato Pasquale Bonavota, superlatitante di 'ndrangheta (Ansa)

Genova, 27 aprile 2023 – E’ finita la fuga di Pasquale Bonavota, 49 anni: il superlatitante calabrese, considerato l’uomo di punta della 'ndrangheta del Vibonese, è stato arrestato oggi a Genova mentre si trovava nella cattedrale di San Lorenzo. Aveva un documento falso. 

Bonavota figurava nell’elenco dei ricercati di “massima pericolosità” del Viminale dopo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel dicembre 2019 nell’ambito dell’operazione ‘Rinascita-Scott’, condotta dall’antimafia di Nicola Gratteri, che portò all’arresto di 334 persone. Ma il boss di Sant’Onofrio era latitante già dal 2018, ricercato per omicidi per i quali però più tardi è stato assolto. 

Accuse e assoluzioni 

Nello spefico il 17 novembre 2021, la Corte d’Assiste d’Appello di Catanzaro assolse Pasquale e il fratello Nicola, ritenendoli non colpevoli dell’omicidio di Raffaele Cracolici, per il quale è stato invece condannato all’ergastolo l’altro fratello, Domenico Bonavota. 

Il 20 luglio 2022 la seconda assoluzione, stavolta il caso di Domenico Belsito, ucciso a Pizzo nel 2004.  

Attualmente Pasquale Bonavota è accusato di associazione mafiosa: è ritenuto il capo dell’omonimo clan di Sant’Onofrio, ruolo occupato prima dal padre Vincenzo, capostipite  – fino alla sua morte – della cosca che avrebbe giri d’affari in varie parti d’Italia. In particolare a Roma, Liguria, e a Carmagnola, in Piemonte. 

L’arresto in chiesa e il covo 

Proprio seguendo i contatti del clan in Liguria, i militari sono arrivati a Genova, dove Bonavota aveva ormai messo radici. Scandagliando un circuito di utenze telefoniche riservate, hanno poi ristretto il cerchio, individuando quella del boss. L'utenza copriva un'area circoscritta che comprendeva anche la Cattedrale di San Lorenzo. La chiesa è divenuta, dunque, uno degli obbiettivi sorvegliati dai militari, fino al blitz di stamattina. I carabinieri hanno rintracciato Bonavota nei pressi della Cattedrale, l’hanno pedinato e, una volta dentro, arrestato. Lui ha subito confermato la sua identità e non ha opposto resistenza.

Il suo covo è stato invece individuato a Genova Nord. Nell’appartamento, che il capomafia aveva in uso, ora sono in corso perquisizioni. L’indagine si estende ora anche ai possibili fiancheggiatori. Il documento in possesso di Bonavota apparteneva, per esempio, a un altro calabrese. Da chiarire se abbia volontariamente fatto da prestanome. 

Gratteri: “Intercettazioni indispensabili”

Non nasconde la sua soddisfazione il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. L’arresto del boss è “un risultato importante, frutto di anni di collaudata sinergia tra il Ros e la Dda”.  Risultato a cui la magistratura e la polizia giudiziaria non sarebbero arrivati senza le intercettazioni. Questa indagine ne “conferma l'indispensabilità”, osserva Gratteri. 

Piantedosi: “Risposta forte dello Stato” 

Matteo Piantedosi si è complimentato con l’Arma dei Carabinieri per il “grande successo dei nostri investigatori". Per il ministro la cattura di Bonavota è la “risposta forte dello Stato che conferma ancora una volta, dopo gli arresti da inizio anno di Matteo Messina Denaro ed Edgardo Greco, il grande impegno di magistratura e Forze dell'ordine per contrastare le organizzazioni mafiose e assicurare alla giustizia pericolosissimi criminali”.