Roma, 12 marzo 2024 – Giro di vite sullo streaming illegale, specialmente quello legato alle partite di calcio e ad altri eventi sportivi. "A breve arriveranno multe da 150 a 5.000 euro", annuncia l'Agcom, che dal 1° febbraio ha attivato la piattaforma Piracy Shield per individuare e segnalare sia chi diffonde contenuti illegali sia chi ne fruisce.
"Il modo migliore per combattere la pirateria è contrastare le associazioni criminali ma anche quelle legali che fanno business rubando proprietà intellettuali – spiega il commissario dell'Authority, Massimiliano Capitanio –. Purtroppo una tappa necessaria, anche se probabilmente impopolare, sarà quella di multare gli utenti di 'pezzotto', gli utenti delle applicazioni facilmente scaricabili dagli store Android e Apple ma anche dai portali Amazon, gli utenti dei tanti siti facilmente raggiungibili dai motori di ricerca (che ancora non collaborano come dovrebbero)".
"Forse non è ancora chiaro – prosegue il commissario dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – che, a breve, arriveranno sanzioni da 150 a 5.000 euro, e questo, come per tutte le multe, è un passaggio che si vorrebbe evitare ma che si è reso necessario, anche perché chi fa business illegalmente sta facendo credere agli ignari utenti che non succederà nulla (utente avvisato...). Nel frattempo anche la Spagna si muove nella stessa direzione. Un fronte comune in Europa non può che far bene".
Che cos’è il ‘pezzotto’
Il 'pezzotto' è un particolare decoder che consente agli utenti di vedere i contenuti di TV a pagamento come Sky, Dazn, Netflix e Infinity a un prezzo inferiore rispetto a quello degli abbonamenti originali. La trasmissione illegale sfrutta la cosiddetta tecnologia IPTV (Internet Protocol Television): attraverso l'utilizzo di server (a volte situati all'estero) da cui parte il flusso di dati in streaming, destinato a raggiungere i device degli utenti finali. La piattaforma Piracy Shield oscura automaticamente quei siti che trasmettono illegalmente i contenuti in modalità streaming.
Da ricordare che chi diffonde contenuti illegalmente rischia, oltre a sanzioni pecuniarie, anche da sei mesi a tre anni di carcere.