La sicurezza sul lavoro, la concorrenza, ma soprattutto la manovra. Mario Draghi ha avvisato gli azionisti della sua maggioranza che le cose da fare sono ancora tante, ma non solo per i target del Recovery Plan. Un antipasto della prossima legge di bilancio potrebbe arrivare già in settimana: venerdì scade il termine per presentare a Bruxelles il Draft budgetary plan (Dpb), cioè lo schema di massima della manovra. Che sarà espansiva e avrà disposizione circa 22 miliardi per le nuove spese. Di sicuro arriveranno fondi per il rinnovo dei contratti della Pa (nuove carriere e sblocco del salario accessorio), e per fissare i livelli essenziali delle prestazioni per gli asili nido, assistenti sociali e trasporti per i disabili (meno di un miliardo). Ci sarà la proroga dei bonus edilizi, compreso il Superbonus al 110% fino al 2023, ma si stanno ancora valutando eventuali ritocchi.
E ci saranno i fondi per la riforma degli ammortizzatori (compreso il rifinanziamento della Cig per Alitalia nel 2023), un avvio del taglio delle tasse che dovrebbe concentrarsi sul cuneo fiscale. Il capitolo più oneroso rischia di essere proprio quello delle pensioni e non tanto per attutire l’uscita da Quota 100, quanto per l’adeguamento degli assegni all’inflazione: l’attuale metodo di perequazione scade a fine anno e se a gennaio si tornerà al sistema degli scaglioni serviranno circa 4 miliardi per adeguare 22,8 milioni di assegni. Una decisione ancora non è stata presa e andrà bilanciata con gli altri interventi.
Insieme alla manovra dovrebbe arrivare anche il decreto fiscale collegato, in cui potrebbero entrare le cartelle esattoriali (e forse l’avvio della riforma della riscossione) ma anche il rinnovo dell’indennità di quarantena per 900 milioni a valere su quest’anno e probabilmente anche un ulteriore rifinanziamento del reddito di cittadinanza