Sabato 24 Agosto 2024
NICOLA PALMA
Cronaca

La vedova nera di Parabiago, l’incidente simulato e l’eredità da spartire con i complici. Il piano diabolico che ha ucciso Fabio Ravasio

Milano, il 9 agosto l’imprenditore 52enne fu travolto in bici da un pirata della strada. Ora la svolta, arrestata la moglie brasiliana Adilma Pereira Carneiro, un figlio, un genero e altre tre persone. Nel passato della mantide, traffici di cocaina e un altro marito morto

Fabio Ravasio e la scena dell'investimento

Fabio Ravasio e la scena dell'investimento

Parabiago (Milano) – Un piano diabolico curato nei minimi dettagli e preceduto da una serie di riunioni preparatorie andate in scena negli ultimi due mesi. Ognuno aveva un compito preciso da svolgere: l’autista e il passeggero dell’auto killer; i due “pali” a dare il segnale del passaggio della bicicletta per sincronizzare la manovra assassina della macchina; il “regista” delle comunicazioni, che avrebbe tenuto i contatti con i complici. E poi lei, la presunta ideatrice di quello che ha assunto in maniera sconvolgente e inaspettata i crismi di un omicidio volontario e premeditato: la moglie dell’uomo da uccidere, la quarantanovenne brasiliana Adilma Pereira Carneiro, che avrebbe coinvolto pure uno dei sette figli avuti da precedenti relazioni (che sarebbe stato alla guida dell’auto) e il fidanzato di un’altra figlia. Il movente? Economico. Gli inquirenti sostengono che la donna volesse impossessarsi delle proprietà del marito, che sarebbero finite in eredità ai due inconsapevoli figli piccoli della coppia.

Adilma Pereira Carneiro
Adilma Pereira Carneiro

È incredibilmente drammatico il quadro che emerge dalle indagini dei carabinieri sull’investimento letale di Fabio Ravasio, avvenuto quindici giorni fa nelle campagne del Legnanese, a due passi da Milano: ieri gli investigatori dell’Arma hanno chiuso il cerchio, fermando i sei presunti responsabili del delitto e portandoli in carcere a Busto Arsizio su disposizione del pm Ciro Caramore. L’accelerazione è stata impressa la notte scorsa dalla confessione dei due “pali”, che hanno fornito indicazioni precise per far ritrovare l’auto, una Opel Corsa nera.

L'Opel Corsa dell'incidente a Parabiago
L'Opel Corsa dell'incidente a Parabiago

La ricostruzione dell’accaduto ci riporta alle 19.50 del 9 agosto: il cinquantaduenne, appassionato di tennis e corsa, sta pedalando in sella alla sua mountain bike sulla provinciale 149, quando viene travolto da un’utilitaria che sta viaggiando nella direzione opposta e che all’improvviso invade l’altra carreggiata. L’uomo, titolare della filiale della società di spedizioni Mail Boxes a Magenta, non ha scampo: viene soccorso e portato in ospedale, ma i medici ne dichiarano il decesso il mattino dopo; troppo gravi i traumi riportati nell’impatto.

Le indagini dei carabinieri della stazione di Parabiago e della Compagnia di Legnano scattano immediatamente, ma nelle prime ore si concentrano sullo scenario più plausibile: quello di un incidente con omissione di soccorso. Sin dall’inizio, però, c’è qualcosa che non torna. La prima svolta arriva dall’analisi delle immagini registrate da una telecamera: ha ripreso la targa della macchina, ma la serie alfanumerica è palesemente finta, messa lì apposta per allontanare i sospetti dalla proprietaria della macchina.

I successivi approfondimenti investigativi portano alla moglie di Ravasio, che possiede proprio una Opel Corsa. Ed è in quel momento che l’indagine imbocca tutt’altra pista, che poi si rivelerà quella giusta, almeno stando a quanto emerso finora. Pian piano, i militari, pure con l’ausilio di intercettazioni telefoniche che avrebbero captato dialoghi dal contenuto inequivocabile, riescono a mettere al loro posto le sequenze di una sceneggiatura da pellicola thriller. Giovedì sera i presunti “pali” vengono convocati in Procura: si tratta di un trentaduenne, da pochi mesi fidanzato di una delle figlie di Pereira Carneiro, e di un quarantacinquenne.

Incalzanti dalle domande sempre più circostanziate, crollano entrambi: uno di loro indica il luogo in cui è stata nascosta la Corsa, in uno stabile in cui vivono alcuni parenti di Ravasio. Il fragile castello di carte viene demolito dalle fondamenta: qualche ora dopo, gli altri quattro presunti responsabili, tra cui la brasiliana nativa di San Paolo e il quarantasettenne titolare di un bar, finiscono dietro le sbarre. Pereira Carneiro, che negli anni scorsi sarebbe stata coinvolta pure in un’operazione che ha portato al sequestro di 12 chili di cocaina (il caso è citato tra le esigenze cautelari invocate dal pm), avrebbe architettato tutto per prendersi i soldi del marito, non accontentandosi dell’abitazione che i suoceri le avevano già comprato intestandogliela. Ai “pali” avrebbe promesso due appartamenti in una cascina da ristrutturare. E dal passato torna una storia che col senno di poi apre l’immaginazione a macabre suggestioni: anche un altro marito della donna è morto mentre stava con lei.