Martedì 12 Novembre 2024
Giovanni Panettiere
Giovanni Panettiere
Cronaca

Il Papa torna bambino: “Quando mi operai alle tonsille… Ascoltiamo i perché dei piccoli”

Nel corso dell’udienza ai partecipanti al forum sul Patto educativo globale Bergoglio contrappone la “cultura della curiosità” alla “cultura del chiacchiericcio”, da sempre deprecata dal successore di Pietro. E torna ad elogiare la saggezza dei bimbi

Papa Francesco, 87 anni, oggi in Aula Paolo VI

L’antidoto alla “cultura del chiacchiericcio”, da sempre deprecata dal Papa, è quella che lo stesso Francesco definisce “cultura della curiosità”. Invece che abbandonarsi ad affermazioni pungenti su Tizio, Caio e Sempronio, Bergoglio suggerisce di valorizzare “l’arte delle domande“. E, per spiegare al meglio il concetto, si concede un aneddoto personale risalente alla sua infanzia, una confidenza che diventa occasione preziosa per tornare a tessere l’elogio della saggezza dei bambini.

“Mi avevano portato a fare un intervento di tonsille – racconta nel corso dell’udienza ai partecipanti al V Simposio universitario ’Service-Learning e Patto Educativo Globale’, promosso dall’Università Lumsa e Scuola di Alta Formazione ’Educare all’Incontro e alla Solidarietà’ –. In quel tempo non c’era l’anestesia per quello, si faceva in modo molto pratico: l’infermiere ti prendeva per la mano, non potevi muoverti, ti apriva la bocca e con due colpi di forbici, zac zac. Finiva la storia. Lì poi ti davano il gelato per fare la coagulazione“.

Una volta eseguita l’operazione, il futuro Pontefice prese il taxi con il padre. Arrivati a casa, l’uomo pagò la corsa. Il piccolo Jorge, reduce dall’operazione ed impossibilitato a parlare, non disse una parola, anche se il suo viso tradiva una certa delusione. Quella che il giorno dopo, quando finalmente poté tornare a ’farsi sentire’, si tradusse in un interrogativo al padre. “Papà, ma perché hai pagato?“, fu la domanda secca alla quale il genitore rispose, spiegando che cosa fosse un taxi. “Ma papà, tutte le macchine della città non sono tue?“, rilanciò il figlio, se possibile ancora più contrariato una volta saputo che il padre non era il padrone di tutte le macchine.

“Il perché dai bambini tante volte nasce da una delusione e da una curiosità –  spiega il Papa, chiudendo l’album dei ricordi di famiglia –. Dobbiamo imparare ad ascoltare le domande dei bambini ed imparare noi a farne, questo ci aiuta tanto. Ed è questo che io chiamo cultura della curiosità“.

Non è la prima volta che Francesco elogia l’innocenza dei piccoli. Nel 2015, nel corso di un’udienza generale inserita nel filone delle catechesi dedicate alla famiglia, il Pontefice disse che i bimbi “hanno la capacità di sorridere e di piangere”. Praticamente “cose che in noi grandi spesso si bloccano, non ne siamo più capaci“. L’anno scorso pubblicò addirittura un libro, curato dal vaticanista Domenico Agasso, nel quale rispondeva proprio alle grandi domande poste dai bambini. E non si vergognava a considerarli “saggi, perché avete il cuore puro, non avete pregiudizi“.

Per il nostro tempo suona quasi come un ossimoro definire “saggi” i bambini, ma il Papa non è certo personalità tale dal trattenersi dal demolire i luoghi comuni per spingere i cristiani a riscoprire una purezza del cuore che proprio i più piccoli sanno e possono insegnare ai più grandi. Basta solo ascoltare i loro “perché”, in un dialogo intergenerazionale che, giorno dopo giorno, merita di essere alimentato.