Giovedì 21 Novembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE, inviato
Cronaca

Il Papa apre il Sinodo: “Non è un Parlamento. Ma la Chiesa non è una dogana, apriamo le porte”

Francesco ha presieduto la cerimonia d'avvio dell'assemblea dedicata alla sinodalità. Tensione fra conservatori e liberal, dal Pontefice appello a comunione e dialogo

Città del Vaticano, 4 ottobre 2023 – Le tentazioni sono dietro l’angolo per la Chiesa. Dall’essere rigida, trasformata in “una dogana’, al farsi "tiepida”, come arresa “alle mode del mondo”, oppure “stanca, ripiegata su se stessa”. Papa Francesco scandisce i rischi per il popolo di Dio, la sua voce è ferma, sicura nella messa di apertura del Sinodo. Nessuna bandiera, nessuno striscione, solo un ascolto composto da parte dei 25mila fedeli che ingrossano piazza San Pietro. Sul sagrato della basilica il colpo d’occhio è imponente. Alla destra del Pontefice, le papaline rosse e viola di cardinali e vescovi, a sinistra, le giacche e i tailleur neri dei laici, uomini e donne. Trecentosessantacinque in tutto, padri e madri sinodali che accedono al cuore della cristianità in processione. Le colonne del Bernini ad abbracciare un’assemblea unica nella sua composizione, con anche i non vescovi ammessi per la prima volta al voto nell’aula sinodale.  

Passa anche da questa istantanea la Chiesa “ospitale”, di “tutti, tutti”, invocata da Bergoglio nell’omelia, una Chiesa “non con le porte chiuse”, ma “cordiale e gentile”, che sappia partire dallo “sguardo di Gesù, benedicente e accogliente” e sia in grado di mettersi in gioco seguendo le sue orme. Una comunità 'dal giogo dolce', che non impone pesi e che a tutti ripete: 'Venite, affaticati e oppressi, venite, voi che avete smarrito la via o vi sentite lontani, venite, voi che avete chiuso le porte alla speranza: la Chiesa è qui per voi!"

Le sfide non mancheranno in queste oltre tre settimane di assemblea per i sinodali giunti dai cinque continenti. C’è da capire come realizzare ad ogni livello ecclesiale, la sinodalità – il tema nominale dell’assemblea -, quel camminare insieme in ogni momento, anche nell’assunzione delle decisioni. Comprese quelle su temi delicati come il ruolo della donna, la pastorale omosessuale, la possibilità di ordinare preti uomini sposati, la riforma della liturgia con una partecipazione dei laici anche alle omelie. I tradizionalisti, guidati dal cardinale americano Raymond Burke, accusano il Sinodo di “spargere il veleno della confusione nella Chiesa”, i progressisti, invece, in particolare tedeschi e belgi, mordono il freno. Il pericolo di cedere alle logiche di correnti è altissimo, l’unità vacilla ancor più dopo i 'dubia' dei porporati ultraconservatori sulle donne prete e le benedizioni delle coppie omosessuali ai quali Francesco ha risposto con una franchezza inattesa.

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“Non ci serve uno sguardo immanente, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche che si insinuano", ammonisce il Papa in piazza San Pietro, come a rimettere ordine nel puzzle di attese, paure e speranze che animano l’assemblea. Il Sinodo è e deve essere “un luogo di grazia e comunione” che, come raccomandava papa Giovanni XXIII alla Chiesa nel discorso iniziale del Concilio Vaticano II, sappia restare saldo nel “sacro patrimonio della verità  ricevuto dagli antichi” e al contempo sia capace “di guardare al presente”. Le sfide di oggi non vanno affrontate “con uno spirito divisivo e conflittuale”, il Sinodo, torna a ribadire come nelle assise precedenti, “non è un Parlamento”, piuttosto, prendendo a prestito un'espressione felice di Paolo VI, deve esprimere una Chiesa che "si fa colloquio” di fronte ai problemi incipienti.

L’omelia è finita, la piazza si scioglie in un applauso, mentre Bergoglio lascia il sagrato in carrozzina. Forse l’immagine più alta di una Chiesa acciaccata, ma desiderosa di continuare ancora il suo cammino insieme agli uomini e alle donne del suo tempo.