Roma, 10 febbraio 2018 - i cinque anni, e sembra un’altra epoca. Era una mattina come un’altra in una Roma assorta, come adesso distratta da una campagna elettorale agguerrita e all’improvviso una notizia giunta dal Vaticano sconvolse il mondo. Il papa si era dimesso. Undici febbraio 2013. Era la prima volta, e quella fu la prima di tante prime volte: le prime dimissioni 'moderne' di un papa, il primo ex papa, i primi due papi insieme, il primo papa sudamericano e chissà quante altre. Da quel giorno Joseph Ratzinger visse “nascosto al mondo”, come ebbe a promettere, ma il mondo non l’ha dimenticato. E dopo cinque anni la notizia è proprio questa: c’è una gran parte del popolo cattolico per cui Benedetto XVI è ancora “il” papa. C’è addirittura chi lo definisce l’ultimo e l’unico “papa legittimo”. Forse è la distanza siderale che lo divide dal successore in termini di pastorale, stile di governo, agenda ad aver accresciuto nel tempo il rimpianto che in tanti nutrono ancora per questo signore ultranovantenne, timido e rigido custode dell’ortodossia e della fede, a torto etichettato come «tradizionalista» avendo compiuto la più grande riforma del papato nei suoi duemila anni di vita.
Eppure Benedetto non fa niente per esercitare alcun ruolo, men che mai quello del controcanto al pontefice regnante. Qualche giorno fa ha scritto al 'Corriere della sera' spiegando con parole semplici e dolcissime di aver intrapreso il pellegrinaggio che lo riporterà "a Casa", accennando al “lento declinare delle forze”. All’interno del monastero Mater ecclesiae proprio dietro alla basilica di San Pietro il papa emerito legge, si riposa, quando ne ha le forze suona il piano, riceve anche qualcuno che va a fargli visita ma mai ha fatto in modo che anche involontariamente qualcuno lo potesse identificare come un antipapa vivente. Ha limitato al minimo, specie nell’ultimo anno, le uscite pubbliche che invece nel primo anno di pontificato di Francesco c’erano state. Anche per le condizioni di salute che nell’ultimo periodo si sono fatte più precarie, adesso è veramente nascosto al mondo.
E allora perché il perdurare di questo 'mito', che non offusca certo la popolarità mondiale della 'star' Francesco, ma che comunque esiste? Il web è pieno di siti e gruppi di cattolici tradizionalisti che si richiamano espressamente al magistero dell’ex prefetto di quello che fu il Sant’Uffizio. In tanti rimpiangono la sua chiarezza di pensiero, la sua fermezza dottrinale che non possono non rimandare alla memoria il “chi sono io per giudicare un gay” di Bergoglio e le aperture su più fronti che Francesco ha apportato. E più procede il pontificato argentino, più frequenti si fanno le domande: che cosa avrebbe detto adesso Benedetto? Che cosa avrebbe fatto? Domande inutili, perché la storia della Chiesa e forse anche quella degli uomini non è mai proceduta per linee rette, e quando si parla della Chiesa è forse il pendolo lo strumento che più aiuta a rappresentare lo scorrere del tempo, così che quella che potrebbe apparire come contraddizione diventa naturale complemento delle medesima narrazione.