Roma, 28 agosto 2018 - Papa Francesco è "amareggiato" per le pesanti accuse di monsignor Viganò. Ma non per questo "pensa alle dimissioni". E' quanto fanno sapere stretti collaboratori del Pontefice dopo il clamore sollevato dalla lettera in cui l'ex nunzio vaticano sostiene che Bergoglio abbia voluto insabbiare il caso di Theodore McCarrick, il cardinale di Washington accusato ripetutamente di abusi su seminaristi. Quando Viganò fece presente il dossier su McCarrick, Francesco "non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa - scrive l'arcivescovo - come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento". Da questa assenza di reazioni Viganò deduce una volontà di Bergoglio di "coprire" il cardinale, che invece ha poi scardinalato McCarrick. Nel viaggio di ritorno dall'Irlanda, Bergoglio si è appellato alla "capacità giornalistica" per "giudicare" il dossier di Viganò, un "documento che parla da solo".
E' noto che Carlo Maria Viganò (rappresentante diplomatico della Santa sede negli Stati Uniti dal 2011 al 2016) è da tempo 'ostile' a Papa Francesco, alla sua Chiesa povera e delle periferie. E' al contrario un sodale dell'ala conservatrice americana che biasima la linea pastorale dell'argentino. Secondo esperti vaticanisti, sarebbe mosso anche da risentimento personale per un prestigioso incarico non ottenuto.
"Il Vaticano sapeva degli abusi in Pennsylvania"
Intanto però il procuratore generale della Pennsylvania accende un'altra miccia: "Abbiamo le prove che il Vaticano sapeva e ha coperto gli abusi", anche se "non posso parlare specificatamente di Papa Francesco"", ha detto Josh Shapiro. Nello stato del Nord Est due settimane fa sono venute alla luce le responsabilità di oltre 300 sacerdoti, con un migliaio di vittime delle loro malefatte. "Non c'erano solo abusi sessuali diffusi, stupri di bambini, c'era una sistematica copertura che arrivava fino in Vaticano", ha detto Shapiro alla Nbc, riferendosi ai documenti ecclesiastici analizzati per due anni da un gran giurì di 23 persone che lo scorso 16 agosto ha pubblicato le sue scioccanti conclusioni: oltre mille bambini abusati in sei su otto diocesi della Pennsylvania nell'arco di 70 anni. Molti nella diocesi di Pittsburgh, quando le redini pastorali erano affidate al cardinale Donald Wuerl, oggi arcivescovo di Washington proprio al posto di Theodore McCarrick, e finito con tutti i piedi dentro lo scandalo.
Finora, nella loro quasi totalità, i vescovi Usa hanno fatto quadrato attorno al Papa, esprimendo scetticismo sul messaggio del "whistleblower" . "Fuori le prove", ha detto il cardinale Daniel DiNardo, arcivescovo di Galverston-Houston. Ma fra i cattolici conservatori americani (ostili all'agenda di Bergoglio in linea con la presidenza Donald Trump), emergono voci dissonanti. David Konderla di Tulsa, Oklahoma e Joseph Strickland di Tyler, Texas, due vescovi della Bible Belt, hanno applaudito la lettera di Viganò. "Credibile" per Strickland, che ha chiesto ai parroci di passare il messaggio ai fedeli.