Roma, 6 ottobre 2024 – “Pronto? Sono Papa Francesco, posso parlare con Sammy?". Era il novembre 2013, quando il telefonò squillò in casa Basso, a Tezze sul Brenta. A rispondere la mamma di Sammy, il giovane affetto da progeria di Hutchinson-Gilford morto oggi all’età di 28 anni e all’epoca studente 17enne. Di fronte a una mamma incredula all’altro capo della cornetta, il Pontefice chiese di parlare con quel giovane che gli aveva scritto una lettera in cui si complimentava con lui per il modo schietto e diretto con il quale si rivolgeva alla gente, una persona "fantastica” agli occhi di Sammy, all'epoca studente.
Dopo un attimo di incredulità, la donna fu costretta a dire che il figlio non era a casa, si trovava a lezione al liceo, e sarebbe tornato nel primo pomeriggio. “È stato il Papa, pensi – raccontò in seguito la donna – a chiedermi se poteva richiamare...”. E difatti nel pomeriggio il telefonò squillò una seconda volta in casa Basso, sempre la linea dal Vaticano, e all'altro capo del filo c'era ancora Papa Francesco.
Sammy e il Pontefice rimasero a chiacchierare per alcuni minuti, come fosse la cosa più normale del mondo, “come una telefonata tra amici” disse la signora Laura. Una lunga chiacchierata conclusa con la promessa reciproca di pregare l’uno per l'altro. Un aneddotto, quello della telefonata dal Vaticano, che apre un ulteriore