Roma, 6 ottobre 2024 – Papa Francesco rimpolpa il Sacro Collegio, Torino torna sede cardinalizia, mentre la Laguna resta ancora a secco, senza berretta rossa, nonostante la tradizione. Quella con la t minuscola, però, come ci ha abituati a pensare lo stesso Bergoglio, in questi anni più sensibile alla promozione delle periferie che delle piazze storiche dei principi della Chiesa. In tale ottica si spiegano anche le bocciature degli arcivescovi Domenico Battaglia (Napoli) e Corrado Lorefice (Palermo), pur se il Mezzogiorno sprovvisto di porpore (in attività) stride un po’ con l’immagine del Pontefice attento al Sud della Terra. Ma il niet si potrebbe anche giustificare con una forma di ‘cortesia’ nei confronti dei due porporati – entrambi over 80 e pertanto di diritto fuori dal Conclave – presenti già sotto il Vesuvio (Crescenzio Sepe) e nel capoluogo siciliano (Paolo Romeo). Quattro berrette rosse per due sedi, anche se di peso, è troppa grazia nell’era del terzomondista Francesco. Stesso discorso per l'arcivescovo della diocesi più grande d'Europa, Milano. A 'frenare' Mario Delpini è a suo modo l'emerito ambrosiano Angelo Scola, 82 anni, entrato da Papa in Conclave nel 2013 ed uscitone cardinale...
Con il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, restano ancora una volta al palo gli arcivescovi Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per la Nuova Evangelizzazione, uomo forte dell'organizzazione del prossimo Giubileo. Per i tre alti prelati a questo punto si riducono al lumicino le speranze di entrare in Conclave almeno sotto il pontificato dell'87enne Bergoglio che oggi, al termine dell'Angelus, ha annunciato, per l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione, il suo decimo e sostanzioso concistoro.
In quella data saranno creati ben 21 nuovi cardinali di cui uno solo over 80. Trattasi del nunzio apostolico Angelo Acerbi, 99 anni, il più anziano porporato scelto da Francesco in questi quasi 12 anni di pontificato. Gli altri venti entreranno tutti in Cappella Sistina. Tra questi, tre sono italiani a partire da monsignor Baldassarre Reina che da oggi, ha annunciato il Papa, diventa nuovo vicario di Roma. Succede al cardinale Angelo De Donatis nominato lo scorso aprile penitenziere maggiore. Per l'arcivescovo la porpora arriva a pochi giorni di distanza dalla rapina che ha subito con il fratello nella sua abitazione capitolina. Entrano in Conclave anche il curiale padre Fabio Baggio, scalabriniano – non è neanche vescovo –, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano, e l'arcivescovo di Torino, Roberto Repole, dal 2011 al 2019 presidente dell'Associazione teologica italiana. Il 57enne curò la collana 'La teologia di Papa Francesco' che incontrò le critiche pubbliche di Benedetto XVI per l'inserimento, nel novero dei contributi raccolti, di uno studio a firma di un teologo ritenuto ostile allo stesso Papa emerito. La nomina di Repole a pastore della Mole è assai recente, risale ad appena due anni fa. Adesso il salto in Conclave.
Per il resto l'ultima infornata cardinalizia di Bergoglio esprime la piena universalità della Chiesa cattolica nel solco dei concistori precedenti. Ed evidenzia anche i difficili rapporti tra il Papa e l’episcopato ultraprogressista tedesco, visto che in dieci concistori la berretta rossa è stata posta sulla testa di un solo germanico: Gerhard Mueller, ai tempi prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede prima di essere ‘pensionato’ anzitempo da Francesco e divenirne uno dei presuli più critici. Sempre, però, con franchezza e senza sotterfugi.
Tre i prelati di Curia 'promossi' oggi e provenienze da ogni parte del mondo, inclusi Iran e Indonesia. Sarà creato cardinale anche un ucraino, ma, a riprova del rapporti non agili fra la Santa Sede e l'episcopato locale, in particolare monsignor Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev, di rito greco-cattolico, si tratta di un vescovo bizantino, residente in Australia. Il suo nome è Mykola Bychok, ordinario dell’Eparchia Saints Peter and Paul of Melbourne degli Ucraini. Altre curiosità. Riceverà la porpora anche il predicatore domenicano Timothy Peter Joseph Radcliffe, a cui il Papa ha affidato le meditazioni principali del doppio Sinodo sulla sinodalità dopo decenni di mancati riconoscimenti ad opera della Santa Sede.
Ci sarà anche un maratoneta in Cappella Sistina, Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri. Ha un personale sui 42,195 chilometri di 2 ore 52'00, ottenuto nel 1989 alla maratona di New York, un’esperienza che gli è rimasta impressa, così come quella di correre sulle strade di Roma. “Chi corre prega due volte”, dice ora il 62enne francese che al Sinodo sulla famiglia si fece apprezzare per la sua particolare attenzione sul fronte della pastorale con le persone omosessuali. Da ultimo, spazio a Ladislav Niemet, arcivescovo di Belgrado, che, entrando alla prima congregazione generale dell'assise sulla sinodalità attualmente in corso, è stato visto scherzare fuori dal Palazzo dell'Ex Sant'Uffizio con le femministe cattoliche favorevoli alla reintroduzione del diaconato femminile. Sensibile o meno alla causa, di certo ne ha ascoltato le ragioni a sostegno.
Questa è la lista completa dei 21 nuovi porporati: monsignor Angelo Acerbi, nunzio apostolico, monsignor Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima (Peru), monsignor Vicente Bokalic Kalic, arcivescovo di Santiago del Estero (Argentina), monsignor Luis Gerardo Cabrera Herrera, arcivescovo di Guayaquil (Ecuador), monsignor Fernando Natalio Chomalí Garib, arcivescovo di Santiago de Cile (Cile), monsignorTarcisio Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo (Giapppone), monsignor Pablo Virgilio Siongco David, vescovo di Kalookan (Filippine), monsignor Ladislav Niemet, arcivescovo di Belgrado (Serbia), monsignor Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre (Brasile), monsignor Ignace Bessi Dogbo, arcivescovo di Abidjan (Costa d'Avorio), monsignor Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Alger (Algeria), monsignor Paskalis Bruno Syukur, vescovo di Bogor (Indonesia), monsignor Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran (Iran), monsignor Roberto Repole, arcivescovo di Torino (Italia), monsignor Baldassare Reina, vicario generale di Roma, monsignor Francis Leo, arcivescovo di Toronto (Canada), monsignor Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore della Basilica papale di Santa Maria Maggiore (Italia), monsignor Mykola Bychok, vescovo dell’eparchia Saints Peter and Paul of Melbourne degli Ucraini, padre Timothy Peter Joseph Radcliffe, teologo, padre Fabio Baggio, sottosegretario Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (Italia) e monsignor George Jacob Koovakad, officiale della Segretario di Stato e responsabile dei viaggi (India).
Con il concistoro del prossimo 8 dicembre salgono a 142 i cardinali creati da Bergoglio, di cui 113 elettori. Attualmente ad entrare in Conclave sarebbero 142, ventidue in più del tetto massimo previsto da Paolo VI, ma entro la fine dell'anno saranno tre i cardinali a raggiungere i fatidici 80 anni. Decimo concistoro dell’era Francesco, chissà se l’ultimo. Colpisce la fretta con cui il Papa ha voluto irrobustire la truppa in Cappella Sistina. Poteva attendere l’inizio del Giubileo che si aprirà il 24 dicembre prossimo. I numeri canonici per un legittimo svolgimento dell’assise c’erano ancora tutti. Ma Bergoglio ha preferito giocare d’anticipo, forse per inserire un suo candidato forte in Conclave prima che sia troppo tardi. A succedergli potrebbe essere anche un giovane teologo, dalla rapida carriera ecclesiastica.