Città del Vaticano, 9 aprile 2024 – “Volutamente in questo documento c’è una premessa in cui si sottolinea la lunga gestazione che comincia già nel 2019, poi raggiunge un livello compiuto nel 2023, ma poi vede nuovi aggiornamenti fino alla pubblicazione di ieri: insomma, non si tratta di un documento improvvisato, non risponde a sollecitazioni ad hoc, non vuole tanto riequilibrare rispetto a discussioni recenti. La mia impressione è che si tratti di un documento pensato per mostrare che in questo magistero i temi che interessano al Papa come i temi sociali, della povertà, della ‘cultura dello scarto’ sono presi in altrettanta considerazione rispetto a quelli della vita o cosiddetti etici. In altre parole, questo pontificato tiene conto di due tipi di preoccupazione che sono in genere attribuite a componenti diverse, quella conservatrice e quella progressista".
Professor Agostino Giovagnoli (nella foto), professore emerito di storia contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore, quale potrebbe essere allora lo scopo di questa Dichiarazione? "Proprio quello di unire questi due filoni".
E quale è la vera novità? "L’aspetto nuovo mi sembra proprio quello che i temi sociali e pastorali entrano di diritto nell’ex Sant’Uffizio, lo scopo di nominare Victor Fernandez è probabilmente quello di dare a questo Dicastero una funzione nuova, più dinamica, di inserire tematiche che potevano considerarsi tradizionalmente subalterne rispetto ai temi forti della teologia".
Con quale effetto? "L’ex Sant’Uffizio si rivela ora più dialogante con le sollecitazioni pastorali, esce dalla sola preoccupazione della conservazione del deposito di fede, da quella funzione di cane da guardia rispetto all’eresia che storicamente ha avuto, ed emerge lo sforzo propositivo".
Che altro? "C’è poi il dimostrare che il cristianesimo si aggiorna, che c’è stato uno sviluppo del pensiero cristiano, come per esempio quando si afferma il superamento del concetto di guerra giusta, accettato invece nel passato". Dignitas infinita accontenterà i conservatori e i detrattori di Francesco? "No, perché quello che non piace di papa Francesco agli ultraconservatori non è la dottrina perché alla fine la dottrina è quella di sempre, lui non la cambia, gli attacchi sono strumentali perché vogliono criticare Francesco a prescindere, vedono in lui un Pontefice che abbandona l’Occidente e che non difende quella che nella loro visione è poi una tradizione con la t minuscola, c’è un sottofondo politico nella contestazione a papa Francesco che invece parla con l’uomo di oggi, che è in tutti i continenti".
Una certa contestazione a Bergoglio ci sarà sempre? "Il caso di Fiducia supplicans , il documento che ha aperto alle benedizioni pastorali delle coppie gay, ce lo dimostra. C’è una polemica a priori da parte di alcuni settori contro questo Papa quasi come se fosse interprete di una supposta decadenza dell’Occidente".