Roma, 4 gennaio 2024 – Le suore “faccia di aceto” sono soltanto l’ultimo esempio della lingua ‘speciale’ di papa Francesco. Valeria Della Valle, linguista e condirettrice del dizionario della lingua italiana Treccani, si è occupata del Santo Padre per un’altra parola di origine spagnola, “balconear”. Le abbiamo rivolto tre domande.

Professoressa Della Valle, esiste l’espressione ‘faccia di aceto’ nella lingua italiana?
"No, non esiste. Sicuramente questo Papa è il primo ad esprimersi così, vivacizza la lingua con parole che stimolano la nostra fantasia. E non è interessante solo per i linguisti. Colpisce molto, ad esempio, che il Pontefice privilegi sempre l’italiano, anche quando va all’estero. Questo significa portare nel mondo la nostra lingua”.
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E attinge allo spagnolo.
"Molto interessante anche il fatto di ibridare e contaminare la nostra lingua con un’altra vicina a noi, che ha la stessa origine ed è anche quella della sua infanzia, è lo spagnolo degli argentini. Me ne sono occupata quando ha spiazzato tutti con il verbo balconear, alla lettera “stare al balcone”, parola usata da Bergoglio per alludere alle persone che stanno a guardare, invece di occuparsi degli altri, un invito ai cristiani”.
Parole nuove per tracciare la strada del cambiamento?
"Sì, c’è sicuramente un uso della lingua e delle parole funzionale a quell’obiettivo. Eravamo abituati a Papi con un linguaggio molto più controllato. Sicuramente anche questa è una trasformazione notevole”.