L'Aquila, 28 agosto 2022 - Papa Francesco è atterrato in Piazza d'Armi all'Aquila in mattinata. Si è poi recato in piazza Duomo, a bordo di una Fiat 500 L bianca, per la 728esima Perdonanza celestiniana. Accolto da una piazza gremita il Santo Padre è stato ricevuto di fronte Duomo ancora inagibile, dal cardinale Giuseppe Petrocchi, dal presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, dal prefetto dell'Aquila Cinzia Teresa Torraco e dal sindaco Pierluigi Biondi.
Papa Francesco ha così rivolto un saluto ai familiari delle vittime del sisma, alle autorità e alle persone radunate intorno a lui. Ha espresso la sua vicinanza ai familiari delle vittime e ha sottolineato la grande capacità di questo popolo di rialzarsi: "Voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Radicato nella vostra tradizione cristiana e civica, ha consentito di reggere l'urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente di ricostruzione", ha detto Papa Francesco. "C'era tutto da ricostruire: le case, le scuole, le chiese. Ma, voi lo sapete bene, questo si fa insieme alla ricostruzione spirituale, culturale e sociale della comunità civica e di quella ecclesiale. La rinascita personale e collettiva - ha proseguito il Papa - è dono della Grazia ed è anche frutto dell'impegno di ciascuno e di tutti".
Per la ricostruzione post-terremoto all'Aquila serve "collaborazione", "sinergia" e "un impegno lungimirante". "La rinascita personale e collettiva è dono della Grazia ed è anche frutto dell'impegno di ciascuno e di tutti. È fondamentale attivare e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante perché stiamo lavorando per i figli, per i nipoti, per il futuro". Serve l'impegno di "tutti, tutti insieme, sottolineare questo, tutti insieme".
Il Papa ha anche salutato i detenuti presenti alla sua visita all'Aquila. "Voglio salutare e ringraziare la delegazione del mondo carcerario abruzzese, qui presente. Anche in voi saluto un segno di speranza, perché anche nelle carceri ci sono tante, troppe vittime - ha sottolineato il Pontefice -. Oggi qui siete segno di speranza nella ricostruzione umana e sociale".
Dopo la visita privata alla cattedrale - a cui Francesco ha fatto accesso con un caschetto sulla testa, fornitogli dai Vigili del fuoco, visto ancora gli evidenti segni del terremoto del 2009 -, e il saluto alle persone che lo hanno accolto - ha anche fatto ricorso al dialetto per dare un incoraggiamento: ''A tutti rinnovo il mio saluto e benedico di cuore voi, le vostre famiglie e l'intera cittadinanza. Jemo 'nnanzi''' (andiamo avanti!) -, il Papa si è recato alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio per celebrare la messa e aprire la Porta Santa. È la prima volta nella storia che il rito di apertura della porta viene officiato da un Pontefice. Da quel momento chiunque - pentito e confessato e accostandosi alla comunione e recitando il Credo, il Padre Nostro, l'Ave Maria e il Gloria al Padre, secondo le intenzioni del Papa - potrà ottenere l'indulgenza plenaria concessa da Celestino V con la bolla Inter sanctorum solemnia.
Il riferimento a Papa Celestino V
Nell'omelia della Messa, Papa Francesco ha anche ricordato Celestino V, il Pontefice passato alla storia per la sua rinuncia. "Erroneamente ricordiamo la figura di Celestino V come 'colui che fece il gran rifiuto', secondo l'espressione di Dante nella Divina Commedia; ma Celestino V non è stato l'uomo del 'no' - ha sottolineato Papa Francesco -, è stato l'uomo del 'sì'. Infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili". "Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà", ha concluso il Papa.