Roma, 6 aprile 2017 - "Papa Francesco viene dall’Argentina, non conosce l’Islam. Ha conosciuto a Buenos Aires un imam molto gentile e con lui ha avuto una buona relazione ma la sua ignoranza dell’Islam non giova al dialogo. Bergoglio ha detto spesso che l’Islam è una religione di pace e questo è un errore, semplicemente». Padre Samir Khalil Samir parla con voce pacata davanti a un gruppo di giornalisti riuniti a Borgo Pio in un incontro in vista del prossimo viaggio di papa Francesco in Egitto quando il 28 aprile Bergoglio varcherà la soglia dell’università di Al-Azhar, il più grande centro teologico dell’Islam sunnita. Islamologo, gesuita, docente al pontificio istituto orientale e già consigliere speciale di Benedetto XVI sull’Islam, padre Samir dà voce con naturalezza a quelle riserve sull’atteggiamento di Francesco verso la religione di Maometto che anche altri, fuori e dentro il Vaticano, condividono senza esprimerle pubblicamente.
Lo stesso Egitto che Bergoglio visiterà incontrando anche il presidente al-Sisi è fortemente esposto alle pressioni dei tre movimenti tendenti al fanatismo, i Fratelli musulmani, i salafiti e in misura minore i wahabiti. «L’imam di Al-Azhar aveva interrotto il dialogo con il Vaticano per sei anni con motivazioni ridicole. Per due volte emissari della Santa Sede non erano stati neanche ricevuti. Grazie all’atteggiamento aperto di Bergoglio, l’imam ha cambiato le sue posizioni e ora è pronto ad accoglierlo al Cairo», riconosce Samir che però ricorda anche la limitata influenza di al-Azhar. «Lo è solo sul mondo sunnita mentre il grande problema oggi dell’Islam è proprio la divisione tra sunniti e sciiti. Inoltre Al-Azhar non è un’università generalista ma un centro teologico e di diritto islamico con un insegnamento che si limita alla lettera dei testi senza analisi critica e un’interpretazione aggiornata. Su molte cose è ferma a concetti medievali». Che la missione di Bergoglio al Cairo sia tutta in salita è opinione più diffusa all’interno del Vaticano di quanto non si dica. Alcuni parlano di ‘gesto affrettato’. Ma Francesco non arretra dal suo proposito di gettare sempre nuovi ponti di dialogo.