Mercoledì 20 Novembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Cronaca

Papa Francesco e le gaffe: dalla “frociaggine” alle “zitellone”, tutti i precedenti

Bergoglio ci ha abituato a un linguaggio assai popolare che ha fatto la sua fortuna, ma che lo ha anche esposto a una serie di incresciosi “incidenti”

Roma, 28 maggio 2024 – Colloquiale, diretto, senza filtri. Al punto da rinunciare (non di rado) alla lettura di omelie scritte per affidarsi a una comunicazione a braccio e al punto da trovarsi più a suo agio con le interviste che con le encicliche, di per sé meditate e felpate. In questi undici anni di pontificato Francesco ci ha abituati a un linguaggio assai popolare che ha fatto la sua fortuna, ma che lo ha anche esposto a una serie di gaffe quasi fosse un presidente del Consiglio di uno Stato qualsiasi e non il vicario di Cristo, per dirla con il titolo altisonante (mai superato) introdotto da Innocenzo III nel XIII secolo.

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Il Papa dopo la messa in occasione della giornata mondiale dei bambini a piazza San Pietro (Ansa)
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Era il 2015, l’Occidente viveva lo sgomento per la strage alla rivista satirica d’Oltralpe Charlie Hebdo. ’Je suis Charlie’ si ripeteva a destra e a manca, mentre il Papa, pur esprimendo con fermezza il proprio orrore per l’attentato, ci tenne a sottolineare che non si offende mai la religione altrui. E, per veicolare meglio il concetto, si spinse a dire: “Se uno offende mia madre, gli do un pugno”. Non proprio l’uscita di un uomo di pace, almeno a una lettura approssimativa, tanto che la sua esternazione tenne banco per giorni.

Altro contesto, stavolta quello delle suore, incline alla preghiera e al servizio. Tre anni fa, incontrando le religiose della Curia generalizia delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il Papa le ha voluto mettere in guardia dalla “mondanità spirituale“, invitandole a una castità “feconda“, perché “siete madri e non zitellone”. Anche qui l’espressione, dai connotati sessisti, non passò inosservata: già in altre occasioni, di fronte a delle suore, Bergoglio era andato a ’briglie sciolte’. Recidivo. 

Lasciò il segno anche il passaggio – estrapolato da una sua intervista rilasciata durante il viaggio di ritorno dalle Filippine nel 2015 – sull’essere cattolici che “non significa fare figli come conigli”. In quel caso a rimanerci di sasso furono i coniugi di famiglie numerose, fino ad allora portate a modello dalla Chiesa. E che allora si sentirono bacchettate.

Gaffe su gaffe, eppure non così dirompenti come quella – pronunciata in un incontro a porte chiuse coi vescovi italiani – sulla “frociaggine” nei seminari che sta facendo discutere in queste ore a livello planetario. Qui non si tratta di un mero linguaggio colorito, ma di un’offesa triviale e per giunta inattesa sulla bocca di un Papa come Francesco. Non è lo stesso “del chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio”? Non è lui ad aver ammesso la benedizione (non liturgica) delle coppie dello stesso sesso? Domande che adesso si affastellano nelle menti confuse dei suoi estimatori. Bergoglio ha origini piemontesi, certo, ma è argentino  e per questo non conosce il tenore (bonario o ingiurioso) di tutti i modi di dire italiani. In più ha una certa età. Su tutto ciò hanno avuto gioco facile quegli uomini di Chiesa che si oppongono alle sue riforme e ci mettono un attimo a tradirlo.