Città del Vaticano, 27 aprile 2023 – Sempre più quote rose nella Chiesa cattolica. Dopo la promozione di diverse donne ai vertici dei dicasteri vaticani – tra queste suor Nathalie Becquart, sottosegretaria della Segreteria generale del Sinodo – , papa Francesco decide di allargare lo spazio a disposizione delle cattoliche sotto la tenda-icona dell’assemblea sinodale dei vescovi, in agenda ad ottobre. Per la prima volta nella storia dell’organismo voluto da Paolo VI nel 1965 per un confronto interno al collegio episcopale sulle grandi sfide della Chiesa, anche le donne potranno pertanto votare in assise.
Non era stato così nei precedenti sinodi convocati da Bergoglio, da quello sulla Famiglia all’ultimo dedicato all’Amazzonia, al punto che i gruppi femministi cattolici avevano inscenato vibranti proteste. Persino suor Alessandra Smerilli, la salesiana nominata poi segretaria del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale – è la donna al livello apicale più alto in Santa Sede – aveva espresso perplessità. Tutte obiezioni che hanno avuto una certa influenza sul Papa, sostenitore del Sinodo come "cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio", tanto d’averlo rivitalizzato, coinvolgendo la base cattolica. E aprendo l’organismo, attraverso la costituzione apostolica Episcopalis communio del 2018, a una sempre maggiore partecipazione dei laici. Nei fatti anche donne, adesso.
Con una lettera ai responsabili delle assemblee continentali del Sinodo, Bergoglio ha comunicato che alla plenaria di ottobre prenderanno parte anche membri "non vescovi", nominati direttamente dal Pontefice, il 50% dei quali donne. Tutti avranno diritto di voto al pari dei vescovi scelti dagli episcopati e dei rappresentanti degli istituti di vita religiosa (altra novità, saranno 5 donne e 5 uomini). In totale risulteranno 70 i membri di nomina pontificia, il 21% del totale. Di per sé evidentemente il Sinodo non cambia natura. La preminenza resta al collegio episcopale, ma l’entrata in gran numero di non vescovi finisce per orientare l’istituzione verso una dimensione più prettamente ecclesiale e meno clericale, come tracciato da Episcopalis communio, d’altronde. Un passaggio significativo alla vigilia di un Sinodo sulla sinodalità che dovrà dare risposte sul nodo del celibato dei preti, dell’accoglienza del mondo Lgbt e dell’accesso delle donne al diaconato. Riforme che la Chiesa tedesca e belga, in ambiti diversi, hanno già avviato anche a rischio di pregiudicare una rigida concezione di unità ecclesiale.