Città del Vaticano, 23 febbraio 2025 – C’è chi sgrana il rosario anzitempo, soprattutto Oltreoceano, e chi, come l’ex segretario particolare di Karol Wojtyla, il cardinale Stanislaw Dziwisz, non ha remore nell’ammonire il Papa sul fatto che “non si scende dalla croce”. L’arcivescovo emerito di Cracovia, che criticò Benedetto XVI per il ‘gran rifiuto’, prova a spegnere sul nascere qualsiasi pensiero di rinuncia stia mai balenando nella testa dell’anziano Francesco. Il porporato polacco non aveva apprezzato il film originale, figurarsi il remake di una clamorosa uscita di scena.
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Suo malgrado Bergoglio, 88 anni, ricoverato al Gemelli, vigile ma in prognosi riservata, si trova tra l’incudine e il martello: chi gli suona il de profundis e chi non ne vuole sapere di un altro Pontefice dimissionario sulla scorta del suo predecessore, primo Papa della storia a lasciare il soglio di Pietro in maniera libera e autonoma. In mezzo tra due fuochi, Francesco lotta per la vita. Mentre i corvi continuano a gracchiare sopra al decimo piano del policlinico capitolino, di “inutili speculazioni” ha parlato il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, con riferimento al dibattito sulle ipotetiche dimissioni del Pontefice. Proprio l’altro giorno la Sala stampa vaticana ha smentito categoricamente le indiscrezioni su una visita dello stesso braccio destro di Bergoglio al suo capezzale, con il cardinale Gianfranco Ghirlanda. Il presunto scoop era stato diffuso da una tv italiana, quasi a lasciare intendere una sorta di summit a tre su un possibile passo indietro, anche dal punto di vista delle implicazioni di Diritto canonico.
Quanto a corvi e trame preconclave, Parolin ha aggiunto: “Sinceramente, devo dire che non conosco se ci sono manovre del genere e cerco, in ogni caso, di restarne fuori”. D’altra parte “penso sia abbastanza normale che in queste situazioni si possano diffondere voci incontrollate o venga pronunciato qualche commento fuori luogo: non è certo la prima volta che accade. Non credo però che ci sia alcun movimento particolare, e finora non ho sentito niente del genere”.
Chi manovra alle spalle del Papa lo fa in Rete, non de visu. Gli ambienti ultranconservatori americani da tempo sono al lavoro per arginare le riforme bergogliane. Non a caso fu il National catholic register a fare circolare la lettera incandescente dell’ex nunzio apostolico negli Usa, Carlo Maria Viganò, che invocava la cacciata di Francesco. Si cerca anche di orientare il più possibile il prossimo conclave che si presenta a trazione bergogliana, ma non senza un paio d’incognite: i 138 cardinali elettori, provenienti da tutti i continenti, non si conoscono fra loro; aver ricevuto la berretta rossa da Francesco non significa assecondarne di per sé il programma di riforme pastorali (donne, gay, divorziati), semmai solo il muoversi nel solco di quel tracciato sociale caro al gesuita argentino.
Da qui l’idea di ‘schedare’ tutti i porporati elettori e di individuare una dozzina di papabili, venuta in mente ai vaticanisti Edward Pentin e Diane Montagna, autori del portale online The College of Cardinals Report. Con un lavoro certosino, come se la sede petrina fosse giá vacante, Montagna e Pentin evidenziano in senso critico chi nel Sacro collegio è a favore delle donne diacono, si oppone alla messa tridentina e si schiera per le benedizione dei gay. Facile immaginare che tra i papabili la stragrande maggioranza appartenga alla destra ecclesiale, dall’ungherese Peter Erdó ad Anders Arborelius. C’è anche l’ex presidente Cei, Angelo Bagnasco, che ieri ha definito “tormenti inutili” le voci sulle dimissioni. E pazienza se lui in Cappella Sistina, fra gli elettori e i potenziali eletti, non ci sarà, avendo compiuto già 80 anni. Ma questo sul portale viene omesso.
Il sito piuttosto è stato avviato a dicembre, quando le condizioni di salute di Bergoglio erano apparse già provate. Nel 2019 venne alla luce una manovra made in Usa, intitolata Red hat report, finalizzata tra l’altro a modificare i profili Wikipedia dei cardinali più ostili al mondo ultraconservatore, evidenziandone sospetti di corruzione, accuse di abusi e posizioni magistrali ritenute fuori dalla dottrina cattolica. Se non siamo ai corsi e ricorsi della storia (vaticana), poco ci manca.