Martedì 25 Marzo 2025
Giovanni Rossi
Cronaca

Papa Francesco nel pieno delle funzioni. Lo storico: “Tempra eccezionale, è come Rambo”

Alberto Melloni: il suo pontificato non è indebolito, farà di tutto per adempiere ai riti pasquali. Tempi cambiati: “Wojtyla diede un pugno al leggìo. Bergoglio non teme di apparire meno performante”

Papa Francesco nel pieno delle funzioni. Lo storico: “Tempra eccezionale, è come Rambo”

Roma, 24 marzo 2025 – Vent’anni dopo Giovanni Paolo II, anche papa Francesco si mostra ai fedeli sofferente e convalescente.

Qual è il punto di contatto?

“Sono momenti diversi di una Chiesa che cambia. Wojtyla diede un pugno al leggìo perché non riusciva ad articolare le parole che aveva in mente. Bergoglio non teme di apparire meno performante ma indicando “la signora coi fiori gialli” fa capire di essere ancora attento”, risponde Alberto Melloni, storico delle religioni, ordinario di storia del cristianesimo all’Università di Modena-Reggio Emilia.

Alberto Melloni
Alberto Melloni

Nessun altro significato unisce le due immagini?

“La prolungata malattia dei pontefici, un fatto raro. Pio XII muore a Castel Gandolfo per ischemia, Giovanni XXIII si spegne in poco più di 48 ore, a 11 giorni dall’ultima uscita pubblica. Rapida anche la scomparsa di Paolo VI per edema polmonare. Giovanni Paolo I, 33 giorni di pontificato, muore nel sonno. Benedetto XVI non è già più papa. Ecco, Giovanni Paolo II e Francesco ricoverati e poi dimessi sono accomunati dalla partecipe attesa”.

Dalla preoccupazione sincera di tutti i cattolici?

“E non solo. È come in una famiglia dove tutti si interessano di chi è malato ma al tempo stesso vorrebbero proteggerlo dalla curiosità degli altri. E dalla stupidità di chi semina bugie”.

I non pochi complottisti devoti alla presunzione di morte?

“Ai tempi di Wojtyla bastava evitare i bagni pubblici delle stazioni per non leggere cretinate. Ora, con i social, è diverso”.

Invece Francesco, pur assai provato, torna a Santa Marta.

“E per strada fa deviare il corteo per pregare davanti a Santa Maria Maggiore. L’ennesima prova di chi non rinuncia alle proprie devozioni e convinzioni”.

L’attuale stato di salute come si concilia coi doveri papali?

“Finché il Papa può scrivere è nel pieno delle funzioni. Farà di tutto per adempiere ai riti pasquali nelle modalità plausibili”.

Quali?

“Lo vedremo. Non è che tra un mese deve giocare a pallavolo... Ma Bergoglio ha una tempra eccezionale. È il soldato per eccellenza: un Rambo che si cuce le ferite da solo”.

Uno così non si dimette?

“Questo pontefice è il primo leader globale dal sud del mondo. Anche questa consapevolezza assicura la qualità delle scelte”.

Ma il rischio di sopravvalutarsi non risparmia i pontefici.

“Il prolungato ricovero, con la vita appesa a un filo in due momenti, testimonia che la corte sanitaria allestita i mesi scorsi a Santa Marta aveva esaurito il ruolo. Ora si apre un’altra fase”.

Ancora a Santa Marta però.

“La regola vale anche per Francesco. In ospedale si sta solo per lo stretto tempo necessario, perché i rischi di ammalarsi in corsia sono più alti. Del resto, oggi è tutto in trasparenza”.

Allude al passato?

“Navarro Valls, il portavoce di Wojtyla, una volta si inventò che il pontefice (già molto malato) si era sottoposto a tracheotomia volontaria, però era in forma e aveva già mangiato yogurt e dieci biscotti. Erano bugie a fin di bene che tutti dovevano bersi”.

Oggi è un’altra chiesa?

“Quella della Evangelii Gaudium, prima enciclica bergogliana: la chiesa che responsabilizza le Conferenze episcopali e crede davvero nella sinodalità”.

Non c’è il rischio di un pontificato indebolito?

“No. Perché nell’idea di Francesco il vescovo di Roma ha il compito di assicurare il governo e l’armonia di una comunità di 1 miliardo e 400 milioni di fedeli. E dalla segreteria di Stato – pur con attribuzioni rimodulate – agli altri organismi vaticani, la Chiesa ha tutte le carte per giocare con anticipo e visione”.

Anche in questo tornante della storia tra guerre e tensioni?

“Francesco è l’unico leader internazionale senza esercito né atomiche capace di proiettarsi oltre il presente. La sua unica missione-ossessione è la pace”.

Da tempo invocata e cercata.

“Già nel 2023 aveva spedito il cardinale Zuppi non solo a Kiev e a Mosca, ma anche a Washington e Pechino, perché gli era chiara la necessità di un accordo complessivo. Il suo pensiero lucido resta il più credibile”.