Roma, 23 dicembre 2016 - Il Papa che non ti aspetti. E che non è. Una lettura superficiale del suo ultimo discorso alla Curia romana, in occasione dello scambio d’auguri di Natale, rischia di consegnarci un Francesco che, snocciolate nel 2014 ‘le malattie’ curiali e illustrato lo scorso anno il catalogo delle virtù necessarie per chi presta servizio negli uffici della Santa Sede, prende il toro per le corna e mette in riga gli oppositori al suo piano di riforma dei dicasteri vaticani. Siano questi i fautori di "resistenze aperte", ovvero "nascoste", cioè alimentate "dalle parole vuote del ‘gattopardismo’ spirituale, di chi si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima", o peggio "malevole", perché "germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive". Stilettate che sembrano attagliarsi più a un novello Bonifacio VIII che al Papa della misericordia. Sembrano, sempre che non si voglia andare oltre le battute ad effetto per ascoltare integralmente i quaranta minuti o poco più del discorso alla Curia in cui Bergoglio arriva a stigmatizzare "l'assenza di reazione" in un cammino di riforme come quello da lui intrapreso nella Chiesa di Cristo. La definisce "segno di morte!". La logica conseguenza del suo ragionamento vuole allora "le resistenze buone e perfino quelle meno buone" meritevoli "di essere ascoltate, accolte e incoraggiate a esprimersi" in quanto "segno che il corpo ecclesiale è vivo". Francesco non è un buonista, come amano rappresentarlo i suoi detrattori, né tantomeno uno sprovveduto. Anche questo suo 'tana libera tutti' s'inserisce a pieno titolo nell'immagine di Chiesa che il Papa persegue. Composta da peccatori per peccatori, unita e non uniforme, improntata alla parresia e alla trasparenza. Anche per questo Bergoglio non poteva non commissariare l'Ordine di Malta dopo il siluramento fin troppo allegro del Gran cancelliere, Albrecht Freiher von Boeselage, accusato di aver favorito la distribuzione di condom in Africa. Il patrono dell'istituto è il cardinale tradizionalista Raymond Burke, capofila degli oppositori a Francesco. Strana coincidenza, si dirà. Ma, fermo restando che l'indagine investe l'ordine e non il porporato statunitense, anche questa vicenda esprime la vitalità di una Chiesa che non intende più nascondere la polvere sotto il tappeto, si tratti di pedofilia, affari o licenziamenti sospetti. E dove persino le resistenze sono incentivate ai massimi livelli. Non era mai successo.
CronacaSe papa Francesco elogia i suoi detrattori