Caltanissetta, 11 luglio 2024 – I figli del giudice Paolo Borsellino, ucciso con la sua scorta nella strage di via D’Amelio (19 luglio 1992), Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino, nel corso della prima udienza preliminare, a Caltanissetta, a carico di 4 agenti accusati del depistaggio delle indagini, oltre a chiedere la costituzione di parte civile, hanno sollecitato la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell'Interno. Stessa richiesta avanzata, attraverso il legale, dal fratello del magistrato, Salvatore, fondatore del movimento delle Agende rosse.
"Continuiamo il nostro impegno in ogni sede e in ogni ambito alla ricerca della verità, fedeli all’eredità morale del giudice Borsellino. Fiducia nelle istituzioni e nella magistratura in particolare. Questa ulteriore appendice sul depistaggio che nasce dal troncone principale costituisce una parentesi importante rispetto al coinvolgimento in quella stagione stragista, sullo sfondo, comunque, di uno scenario che sembra coinvolgere numerosi altri livelli istituzionali". Lo ha detto l'avvocato Fabio Trizzino, marito e legale di Lucia Borsellino, a margine dell'udienza preliminare.
A chiedere la costituzione parte civile, davanti al gup, David Salvucci, i figli del giudice, assistiti dagli avvocati Trizzino e Vincenzo Greco, il fratello del magistrato ucciso dalla mafia, Salvatore, assistito dall'avvocato Fabio Repici, i familiari delle vittime e coloro che sono stati accusati ingiustamente e poi scarcerati per la strage di via D'Amelio. Tutti hanno chiesto la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell'Interno. L'avvocato Giuseppe La Spina, si è costituito parte civile per la Presidenza del Consiglio dei ministri e per il ministro della Giustizia anche quale danneggiato dal reato, e per il ministero dell'Interno soltanto quale parte offesa. Il gup si è riservato di decidere e ha fissato la prossima udienza per il 19 settembre.
I quattro poliziotti, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, che facevano parte del pool investigativo, sono accusati di depistaggio per aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo sulla strage di via D'Amelio. Presenti stamattina in aula gli imputati Giuseppe Di Gangi e Vincenzo Maniscaldi. Il legale di quest'ultimo, l'avvocato Giuseppe Panepinto, ha chiesto un termine per esaminare le richieste di costituzione di parte civile.