Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Paolo Borsellino, Mattarella: "Non smettere di cercare la verità"

Oggi l'anniversario della strage di via d'Amelio. Il fratello del giudice: "E' ora di scoperchiare gli archivi segreti, mi aspetto molto dal governo"

Strage di via D'Amelio, era il 19 luglio 1992 (Maniaci / Ansa)

Strage di via D'Amelio, era il 19 luglio 1992 (Maniaci / Ansa)

Palermo, 19 luglio 2018 - Ventisei anni dopo, la morte del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta è ancora vivissima nella memoria. La strage di via D'Amelio, di cui oggi ricorre l'anniversario, è storia più che recente, tanto che l'ultima parola nella ricostruzione della vicenda è arrivata solo 20 giorni fa, con le motivazioni della sentenza della Corte d'Assise (aprile 2017). Una parola tutt'altro che conclusiva: nell'indagine sull'attentato - si legge nel dispositivo - c'è stato "uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana", con servitori infedeli dello Stato che convinsero piccoli criminali a trasformarsi in pentiti di Cosa nostra per costruire una falsa verità. 

Una foto di archivio del giudice Paolo Borsellino (Ansa)MATTARELLA: CERCARE LA VERITA' - Con lo sgomento suscitato da queste parole, oggi si ricorda Borsellino, l'uomo e il magistrato, insieme agli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina, che con lui persero la vita. "Borsellino era un giudice esemplare - dice il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (proprio lui, a cui Cosa Nostra ha tolto anzitempo il fratello Piersanti) - probo, riservato, coraggioso e determinato. Le sue inchieste hanno costituito delle pietre miliari nella lotta contro la mafia in Sicilia. Insieme al collega e amico Giovanni Falcone, Borsellino è diventato, a pieno titolo, il simbolo dell'Italia che combatte e non si arrende di fronte alla criminalità organizzata". Ricordare, continua il Capo dello Stato, significa  anche "non smettere di cercare la verità". 

Messaggio analogo arriva via Twitter dal premier Giusppe Conte: "La ricerca della verità su Via D'Amelio è un dovere per l'Italia che crede nel loro (delle vittime ndr) esempio e nell'onestà". 

ROBERTO FICO - Ricorda via D'Amelio anche il presidente della Camera, Roberto Fico: sulle stragi di mafia bisogna "perseguire la verità sempre ed a ogni costo, a partire dall' accertamento giudiziario e sulla trattativa Stato-mafia. Solo così lo Stato potrà riconquistare la fiducia dei cittadini", dice Fico in aula.

SALVATORE BORSELLINO - "Finora è stato fatto poco" per trovare la verità sulla strage, sostiene Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, in un'intervista al blog M5s. "Mi aspetto che vengano scoperchiati gli archivi dove ci sono i segreti di questo nostro disgraziato Paese. Questo mi aspetto dal nuovo Governo: verità e giustizia. Verità e giustizia, non ho nient'altro dire". Si rivolge poi alla Commissione antimafia che "ha dei poteri immensi, può accedere agli archivi, può interrogare persone senza l'autorizzazione della magistratura". 

LA MESSA - A Palermo il giorno della memoria si è aperto con la messa nella chiesa di San Francesco Saverio, all'Albergheria, alla presenza della famiglia di Borsellino. A celebrarla Don Cosimo Scordato che conosceva bene il giudice. "Tante volte Paolo ha preso parte alla nostra Eucaristia, lo ricordo sempre molto preso dalla celebrazione e assorto, compiva un gesto per noi insolito, durante la consacrazione si metteva in ginocchio in segno di grande comunione con il Signore". Oggi "ci piace pensare i martiri di quella strage, che ci hanno consegnato un gesto altissimo di donazione della propria vita, nella piena pace del Signore". 

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LA STRAGE - Erano le 16,58 del 19 luglio 1992 quando una Fiat 126 con 90 chili di esplosivo deflagra in via D'Amelio 21 a Palermo, dove vive Rita Borsellino, sorella del giudice. Il magistrato, accompagnato da tutta la sua scorta (c'èra anche Emanuela Loi, prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), è appena arrivato in visita. Racconterà l'unico agente sopravvissuto, Antonino Vullo: "Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo parcheggiando l'auto. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha sbalzato dal sedile. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto...".