Mercoledì 2 Aprile 2025
LEO TURRINI
Cronaca

Paolo Barilla: “Ho sfidato Senna e Prost. Diamo sprint ai ragazzi fragili”

Parma, il vicepresidente della multinazionale: ero pilota, anche se papà non voleva. “Nell’Accademia dei Giorni Straordinari aiutiamo giovani tra i 10 e i 14 anni”

Paolo Barilla, vicepresidente della azienda di famiglia, è nato a Milano il 20 aprile 1961

Paolo Barilla, vicepresidente della azienda di famiglia, è nato a Milano il 20 aprile 1961

Parma, 30 marzo 2025 – “Ho sempre trovato suggestiva l’amicizia che legava Giovannino Guareschi e Enzo Ferrari. Lo scrittore era un nemico dichiarato del progresso tecnologico, era ostinatamente fedele al mito della cultura contadina. Eppure stravedeva per il costruttore di Maranello, per antonomasia uomo della innovazione. Lo sa che il Drake fu uno dei pochi a partecipare al funerale del papà di don Camillo e Peppone, nel 1968?” Paolo Barilla, vicepresidente della azienda di famiglia, uno dei pochi brand italiani sopravvissuti alla postmodernità, di quella storia lì, Guareschi e Ferrari, molto emiliana nel senso migliore del termine, in fondo è un epigono. Perché nel suo piccolo le ha messe insieme pure lui, la tradizione e l’emozione. “Molto nel mio piccolo, eh – precisa con garbo l’industriale parmigiano, classe 1961 –. Appartengo a una famiglia legatissima al territorio, al sacro rispetto per la cultura del lavoro, del prodotto”.

Ma in un’altra vita ha fatto il pilota.

“Bravo, in un’altra vita. Ero giovane, amavo le macchine da corsa”.

Un po’ Guareschi e un po’ Ferrari.

“Insisto: veda di non esagerare! Comunque sì, ho gareggiato in Formula Uno con la Minardi, tra il 1989 e il 1990. Lo sa che una volta ho superato Mansell, il Re Leone dei Gran Premi?”

Addirittura.

“Sì, ma in retromarcia! Però ho corso con lui, con Senna, con Prost”.

E ha vinto pure un’edizione della 24 Ore di Le Mans.

“Nel 1985, guidavo una Porsche”.

Una Porsche? Ma i Barilla non sono ferraristi come Guareschi?

“Ah, mio padre Pietro era un grande amico di Enzo. Quando ero bambino talvolta mi portava a Maranello ed era come stare a Disneyland”.

Papà era contento di saperla pilota?

“Per niente e sto usando un eufemismo. Ma mi ha lasciato libero di seguire la passione. Che poi nel corso della vita può manifestarsi in forme diverse. Talvolta anche tramite un libro”.

Che libro?

“Desmond Tutu è il religioso che tanto ha contribuito alla riconciliazione nel Sud Africa post apartheid. Insieme al Dalai Lama anni fa ha scritto ‘Il libro della gioia’. Un’opera che considero fondamentale”.

E lì per lei è cominciato un altro Gran Premio?

“Beh, a proposito di don Camillo anche qui c’è di mezzo un prete”.

Sarà contento Guareschi.

“Allora, anni fa mi sono imbattuto in don Paolo. Un sacerdote vigoroso che combatteva il disagio, in particolare quello giovanile, nell’hinterland milanese, per la precisione a Baranzate. Mi sono avvicinato con rispetto alla sua esperienza. Sommessamente io penso che in questa civiltà slabbrata, in questa era digitale della presunta connessione permanente, ecco, sommessamente penso che per le nuove e nuovissime generazioni possa essere molto dura evitare smarrimento, disillusione, eccetera…”

Barilla, permette un’osservazione?

“Anche due”.

Non teme che qualcuno possa obiettare, in un mondo di odiatori da tastiera: eccolo là, il privilegiato che si lava la coscienza spendendo denaro che ha ereditato?

“Ah, ma io so che la cattiveria e l’invidia esistono. Ma faccio quello che faccio perché ho avuto la fortuna di avere riferimenti umani straordinari. Lo faccio ad esempio perché mi riconosco nelle parole di Desmond Tutu e del Dalai Lama: siamo nati per donare”.

Vabbè, ma qui torniamo a don Camillo.

“Semmai a don Paolo, il prete di Baranzate. Insieme abbiamo promosso a Parma l’Accademia dei Giorni Straordinari. Al Campus dell’Università in zona Parma Sud abbiamo realizzato una struttura per favorire l’inclusione culturale e sociale di minori, di età compresa tra i 10 e 14 anni, che versino in situazioni di fragilità per condizioni economiche, sociali o familiari”.

E funziona?

“Guardi, obiettivo del progetto è quello di favorire la formazione e la crescita umana, sociale e culturale affinché nessuno sia lasciato indietro. Non è una battaglia facile, ma cerchiamo di contrastare innanzitutto la dispersione scolastica e la povertà educativa”.

Barilla, tra don Camillo e Lewis Hamilton ho il sospetto che ormai lei preferisca il primo.

“Eh, non mi faccia parlare della Rossa da Gran Premio, mi fa soffrire troppo. Comunque, l’Accademia dei Giorni Straordinari si propone di aiutare i minori che fanno fatica a stare al passo dei coetanei più fortunati, nell’interesse di tutti. Perché una comunità aperta e solidale, che accoglie e sostiene, che si rivela in grado di fornire a tutti occasioni di crescita indipendentemente dallo status economico di ognuno, sarà una società migliore, più tollerante e libera dal pregiudizio, moderna nel senso più autentico del termine”. Deve essere vero: la vita, di tutti, è una 24 Ore di Le Mans da vincere ogni santo giorno.